Vicino Oriente antico – una storia del Bronzo Antico
di Francesco Pollastri
Probabilmente a motivo di condizioni climatiche favorevoli con aumento delle precipitazioni, l’Antico Bronzo segna il punto più alto sia come numero che come grandezza degli insediamenti nel Vicino Oriente rispetto ai periodi successivi, soprattutto di quelle aree più fragili da un punto di vista ecologico.
È in questo contesto ambientale che l’altopiano siriano vede la diffusione di villaggi dediti allo sfruttamento agricolo e di importanti città che ne controllano il territorio, prima tra tutte Ebla.
A Ebla la presenza di un edificio con ampie sale e di ambienti destinati probabilmente allo stoccaggio dei cereali ha fatto supporre l’esistenza di una certa stratificazione sociale e di una elite di comando già tra il 2600 e il 2500 a.C.
Intorno al 2400 si assiste alla costruzione del complesso del Palazzo Reale G, sede del re e della corte, e del Tempio Rosso sull’Acropoli mentre nella città bassa viene eretto il Tempio della Roccia e l’Edificio P4, probabilmente destinato all’immagazzinamento di beni, alla produzione di cibo e ad alcune attività artigianali.
La scoperta più significativa per la comprensione di vari aspetti della cultura di Ebla e dell’organizzazione politica della regione è senz’altro rappresentata dal ritrovamento dell’Archivio Reale che copre una cinquantina d’anni dell’amministrazione della città.
Due vani del Palazzo Reale G, il Grande Archivio e il Piccolo Archivio hanno restituito circa 14000 numeri di inventario di tavolette cuneiformi mentre un numero minore proviene da altri ambienti.
I testi forniscono una serie di informazioni di natura economica, politica e letteraria estremamente importanti per fare luce sul ruolo di Ebla nella regione e sui rapporti con le altre entità politiche.
Nell’economia eblaita un ruolo fondamentale era svolto dalla coltivazione del grano, dell’ulivo e della vite, e dall’allevamento di capre, pecore e bovini di cui le tavolette riportano numeri in ordine di decine di migliaia di capi.
Il controllo delle rotte commerciali delle materie prime era senza dubbio l’elemento che garantiva a Ebla un ruolo egemonico nella regione. I cedri del Libano, l’argento estratto nelle montagne dell’Amano e a nord-ovest di Ebla, il rame proveniente dal Tauro, erano fortemente richiesti dai regni mesopotamici e dall’Egitto e attraverso di essi la città siriana deteneva un forte strumento di condizionamento politico.
Il commercio di pietre preziose divenne un altro importante segmento dell’economia eblaita, la città infatti era il punto di arrivo del lapislazzulo proveniente dall’Afghanistan. Piccole quantità di questa preziosa pietra azzurra erano lavorate dagli artigiani per ricavare oggetti destinati alla corte il resto veniva venduto all’Egitto attraverso i porti di Biblo e Ugarit in cambio di profumi e oro.
Grazie ai documenti dell’archivio si conoscono i rapporti di Ebla con città conosciute come Mari, Tuttul, Nagar, Kish ma veniamo al corrente anche di città dalla collocazione a tutt’oggi ignota come Armi, Haddu, a lungo contesa tra Ebla e Mari, e Abarsal di cui si conserva il trattato di alleanza redatto dopo una guerra tra le due in cui sembra che Ebla abbia avuto la meglio, potendo così ampliare il territorio sotto il suo controllo a scapito della rivale.
All’apice del suo potere Ebla fu improvvisamente distrutta intorno al 2300 a.C., documenti provenienti da altre fonti ci consentono di stabilire che la fine della città giunse per mano di Sargon di Akkad le cui aspirazioni imperialiste si concretizzarono annientando l’ambiziosa città di Ebla e pochi anni dopo Mari.
(continua)
Bibliografia essenziale
Matthiae Paolo, Ebla, la città del trono, archeologia e storia, Einaudi 2010
Liverani Mario, Antico Oriente, storia, società, economia, Editori Laterza 2007