Vicino Oriente antico – Lo sfuggente impero
Vicino Oriente antico, III parte
Lo sfuggente impero
di Francesco Pollastri
All’apice del potere di Ebla e durante l’impero di Sargon di Akkad e dei suoi successori, lungo la fascia a ridosso dei monti Zagros si andarono costituendo una serie di modeste città stato di cultura hurrita. L’indebolimento dell’impero accadico e la sua caduta creò un vuoto di potere che popoli che fino a quel momento avevano giocato un ruolo secondario nel più ampio scenario mesopotamico cercheranno di colmare, con risultati invero abbastanza effimeri.
Due steli provenienti una dall’alta Mesopotamia l’altra da Samarra sul medio Tigri, una delle quali in lingua hurrita, celebrano due re dai nomi hurriti, Tish-atal e Atal-shenni, come dominatori di un vasto regno.
L’elemento etnico hurrita andrà lentamente penetrando in tutta la Siria e più a sud, tanto che l’epistolario di Amarna nel XIV° secolo a.C. registra un’ampia diffusione di nomi hurriti tra i piccoli sovrani delle città cananee della Palestina.
Nella prima metà del XX° secolo a.C. la crescente affermazione del regno paleoassiro lungo il corso medio corso del Tigri e l’intervento di Hammurabi di Babilonia verso nord-ovest causarono certamente un ridimensionamento dell’azione hurrita nella Mesopotamia settentrionale e in Siria.
Probabilmente a seguito del progressivo indebolimento del regno paleoassiro, sotto i successori di Shamshi-Adad (1820-1780 a.C.), gruppi di origine indo-iranica attraversarono gli Zagros e si inserirono nel contesto mesopotamico. Questo movimento migratorio aveva avuto origine in Asia centrale e fu merito di questo popolo l’introduzione nel Vicino Oriente del carro da guerra a due ruote, come testimonia un trattato teorico ritrovato a Kattusha, capitale del regno ittita. Gli specialisti di questa disciplina militare erano una classe di guerrieri che le fonti chiamano maryannu.
I maryannu importarono nuove tecniche di battaglia, un equipaggiamento militare tecnicamente migliore come le corazze a scaglie e nuove ideologie. Nella regione della Mesopotamia del nord e Siria settentrionale si diffuse in questo periodo la produzione del vetro opaco colorato, un’evoluzione di tecniche già presenti in epoche antecedenti. La policromia del vetro era ottenuta utilizzando ossidi di vari metalli. L’utilizzo di derivati chimici di origine minerale, vegetale o animale portò ad innovazioni nell’industria tessile della regione che acquisterà fama a livello internazionale.
La componente etnica indo-ariana saldandosi con l’elemento hurrita dette vita ad una entità politica nuova e potente. Nel XVII° secolo l’Alta Mesopotamia e l’Anatolia saranno soggette a devastanti campagne militari che portarono alla totale sottomissione del regno assiro e del mosaico di piccoli potentati locali. Le tappe dell’espansione e del consolidamento di questo nuovo regno in Mesopotamia e in Siria sono praticamente ignote ma di sicuro verso la fine del XVII° secolo era già un’organizzazione statale piuttosto definita.
Infatti le fonti ittite del periodo del re Khattusili I (1650-1620 a.C.) documentano un’invasione del regno di Khatti per conto di una formazione hurrita che sembra fosse già costituita in nazione e Murshili (1620-1590 a.C.), di ritorno dalla sua campagna in Mesopotamia, subì ripetute aggressioni da parte di genti hurrite.
Nella tomba del generale egizio Amenemhet, che servì durante il regno di Thutmosi I (1497-1482 a.C.), si trova la più antica menzione del nome di questo stato hurrita governato da una casta guerriera indo-ariana, il regno di Mittani. L’area geografica su cui si estendeva sarà nota come ‘Paese di Khanigalbat’ nelle successive fonti semitiche e con il nome di Naharina nell’epistolario di Amarna.
Un sigillo trovato in un contesto di XV° secolo a.C. ci rivela il nome del più antico re mittanico che si conosca, un certo Shuttarna figlio di Kirta attivo intorno al 1560 a.C., ma di questo periodo non si hanno altre informazioni.
Incerta è anche la collocazione delle capitale Washshukkanni che tuttavia è da identificarsi con buona probabilità a Tell Fekheriye, nella Siria nord-orientale.
Un documento importante per la ricostruzione delle vicende politiche del regno di Mittani proviene da un’iscrizione sulla statua di un sovrano di Alalakh, Idrimi.
Il governo di questo re si colloca nella prima meta del XV° secolo a.C., il testo inciso sulla scultura racconta la storia della detronizzazione di Idrimi e del suo reinsediamento a seguito del consenso del re mittanico Barattarna (1510-1480 a.C.).
Questa fonte ci dice che in questo periodo il dominio mittanico si estendeva fino alle coste della Siria attraverso il controllo delle piccole formazioni statali locali, i cui governanti erano legittimati dal re di Mittani.
Ad oriente il dominio di Barattarna è attestato fino a Nuzi che si trova ad est del fiume Tigri, portando il dominio mittanico alla sua massima estensione territoriale.
Shaushtatar (1475-1450 a.C.), nipote di Barattarna, conquista e saccheggia la città di Assur e sarà impegnato in duri scontri con il faraone Thutmosi III. L’esito del confronto tra Mittani ed Egitto porterà alla definizione di un confine tra Ugarit e Qadesh sottomesse all’autorità egiziana mentre il governo mittanico mantiene il controllo di Qatna e Mukish nell’interno e sostanzialmente della Siria costiera settentrionale e delle regioni centrali.
Da questo momento i rapporti tra i due stati diventarono di pacifica convivenza se non di fiducia.
Il re mittanico Artatama I concesse in sposa una figlia a Thutmosi IV, una figlia di Shuttarna II andò in sposa ad Amenophi III mentre suo figlio Amenophi IV, noto anche come Akhenaton, sposò una figlia di Tushratta.
A questo punto iniziarono i conflitti con il regno di Khatti. Il re ittita Shuppiluliuma I attaccò Mittani raggiungendo la capitale Washshukkanni che tuttavia non conquistò. Le truppe ittite avanzarono verso sud strappando a Mittani il controllo della Siria e ottenendo obbedienza anche da alcune città sotto il controllo egizio.
Tushratta, asserragliato nella sua capitale, venne ucciso in una congiura di palazzo grazie alla quale salì al trono Artatama II che per opportunismo pensò che un alleanza con la potenza assira, in rapida ripresa, potesse garantirgli l’indipendenza dalle mire del sovrano ittita.
La minaccia di un’alleanza mittanica-assira spinse Shuppiluliuma a sostenere Shattiwaza, figlio di Tushratta, suo genero ed esule presso di lui.
Shattiwaza riuscì a conquistare il trono di Mittani grazie all’aiuto di Sharru-Kushukh, re di Karkemish e figlio del sovrano ittita.
Con l’ascesa al trono di Shattiwaza Mittani divenne di fatto vassallo del regno ittita anche se nominalmente restò indipendente. Il trattato che sancisce i confini tra lo stato ittita e quello mittanico è stato rinvenuto nella capitale ittita Khattusa.
Mittani riuscì a riconquistare l’indipendenza sotto il regno di Shattiwaza, infatti nel 1318 a.C. circa morirono il successore di Shuppiluliuma, Arnuwanda II (1318 a.C. circa), e il sovrano assiro Assur-uballit.
Sul trono ittita si insediò l’inesperto Murshili II e Shattiwaza riuscì a riguadagnare posizioni ad ovest e a contenere gli assiri ad est.
Il suo successore Shattuara I (1300-1280 a.C.) ereditò un impero mittanico indipendente ma venendo sconfitto dal re assiro Adad-nirari I Mittani diviene tributario dell’Assiria.
Il successore di Shattuara I, Washashatta (1280-1270 a.C.) riuscì a liberarsi dal giogo assiro e si alleò con gli ittiti di Murshili II, in funzione di questa alleanza Mittani partecipò a fianco degli ittiti nella battaglia di Qadesh (1270 a.C.) contro gli egizi di Ramses II.
L’ultimo re mittanico Shattuara II (1265-1260 a.C.) trovò un regno nuovamente assoggettato all’Assiria, per cercare di liberarsene si sottomise nuovamente all’autorità ittita ma il nuovo re assiro Salmanassar (1263-1234 a.C.) riconquistò un’ultima e definitiva volta Mittani.
Da questo momento il paese divenne una provincia assira sia dal punto di vista politico che amministrativo.
Il regno di Mittani esce così per sempre dalle pagine della storia.
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Bibliografia essenziale
Liverani Mario, Antico Oriente, storia, società, economia, Editori Laterza 2007
Nadali Davide, Polcaro Andrea (a cura di), Archeologia della Mesopotamia antica, Carocci editore 2015
Uberti Maria Luisa, Introduzione alla storia del Vicino Oriente antico, il Mulino 2012