Vegoia, simboli etruschi per un’enologia complessa

Ho incontrato Vegoia, 100% ansonica, nella bottega d’un villaggio in Costa d’argento, degustando la sera stessa. Già conoscevo alcuni vini di Mantellassi (Magliano) caratterizzati da nomi etruscheggianti, su tutti il “Lucumone” che ho segnalato nel libro Il Risveglio di Fufluns. Nel caso di questa bottiglia, titolata appunto all’etrusca Vegoia, la scelta risulta persino ardita, vista la singolarità del numen.

Vegoia o Vecu, profetessa, lasa, semidea, priva d’evidenti corrispondenze nella mitologia greca, è una delle tante figure alate dell’aldilà dei Rasna. I suoi “libri vegoici”, dedicati all’interpretazione dei fulmini e alle profezie, erano conservati a Roma nel tempio di Apollo Palatino. Altri scritti sull’agrimensura, attribuiti a questa figura, sono giunti fino a noi in frammenti.
La lasa è rappresentata con ali e con una spiga di grano nella mano, in riferimento all’importanza dell’agricoltura e della suddivisione dei campi coltivati, che in Etruria era protetta da notevoli superstizioni.


Vecu compare in questa iconografia anche nell’etichetta del vino di Mantellassi, in un disegno schietto e colorato, senza astrattismi ma di mano genuina, giovanile. Questa posa è gradita e familiare al Bevitore, poiché ci avvicina alla misteriosa quotidianità della dimensione etrusca.
Analoghe caratteristiche possiamo ritrovarle nell’esperienza gustativa.

L’ansonica è sottoposto a diverse fasi di vinificazione e affinamento, inizialmente in acciaio, proprio per conservare e delineare le caratteristiche organolettiche. L’altra metà delle uve, colte più mature, è affinata in fusti di rovere. L’ansonica si “riunifica” per due mesi, prima dell’imbottigliamento, a coronamento d’un talentoso vino bianco (1).
Mi attira molto questo aspetto “alchemico”, che comprende la scissione del fattore originario in percorsi diversi, determinando un’eterogeneità che è al contempo dinamica unicità.

Una danza ermafrodita, quella di Vegoia, d’affinamento complesso: un po’ come una liturgia etrusca. Ma il risultato finale risulta, appunto, familiare. Profumi equilibrati e pronunciata corposità, senza guizzi pittorici, eccessivi stupori. Una gioia al palato durante una cena frugale in costa tirrenica.
Vegoia: la quotidianità dell’aldilà etrusco, nel cuore tirrenico della nostra enosofia.

LP


1) Per approfondimenti vedi la scheda del prodotto.

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