La “dimensione rinascimentale” della ricerca storiografica
Quando abbiamo deciso d’intraprendere definitivamente l’attività editoriale (in precedenza Press & Archeos era stato, più che altro, un gruppo di ricerca documentaristica), ci siamo mossi davvero “in grande” avviando molte collane dedicate ad argomenti diversi.
Dalle ricerche d’archivio all’archeologia, dall’esoterismo alle leggende, fino al folklore e la gastronomia. Dalla storia alla fiction, alla critica letteraria, superando forse i limiti concettuali del nostro marchio, oggetto “non facilmente identificabile” ma dotato d’originalità e di una speciale energia.
Negli ultimi mesi abbiamo cercato di fare un po’ d’ordine nel sito, creando delle sezioni più definite, aggregando collane e flussi di ricerca inutilmente distinti. Questi sorta di blog appaiono legati a figure di curatori editoriali o autori “conduttori”.
Potremmo parlare ancora di “collane”, nonostante qualche dubbio sull’utilità di questo concetto. Perché riferire a una collana significa spesso, in buona parte, affrontare problematiche che non interessano né all’autore, né al lettore, né men che mai al mercato.
Un curatore è invece una realtà vibrante e familiare alla quotidianità. Il curatore – senz’altro dotato di qualche esperienza nel settore, o per lo meno d’infinita pazienza – si prende carico intellettuale della pubblicazione di particolari libri, sulla prospettiva di un sentiero, quindi un soggetto-tracciato più o meno definibile.
Tra le “creature” di Press & Archeos, Nuova storiografia ha resistito agli adattamenti avvenuti nel corso degli anni e mantiene la stessa dicitura da almeno una decade. La definizione, senz’altro molto aperta e quasi trasparente – ma al contempo lievemente istrionica, guarda al mondo della ricerca storica con attenzione alle novità. L’intenzione è da sempre quella di confrontarsi con tematiche specifiche, apparentemente secondarie o ritenute erroneamente risolte. Se non totalmente inedite.
Il terreno su cui sono cresciuti i libri di questa “collana” ha senz’altro a che fare con la storia tardo-medievale e rinascimentale o meglio, con la “dimensione” rinascimentale. Parlo di dimensione rifacendomi, ancora una volta, ad una prospettiva viva ed abitabile, non necessariamente incardinata al passato.
Partendo da un saldo confronto con la storiografia esistente, i nostri libri suscitano domande su come e perché, certi particolari eventi, hanno influito sui moti d’animo, sulla dimensione esistenziale degli individui del passato e del presente.
Alcuni esempi. Perché Michelangelo volle produrre vino in Chianti e cosa significa oggi, non solo per chi fa vino, unire questi due concetti?
In che modo particolari imprese, lotte, battaglie, personaggi, furono prese da modello dalla storiografia successiva, e dunque dal marketing?
Perché il riferimento agli Etruschi fu così forte nel primo Rinascimento per poi esaurirsi con l’avvento di un’idea di Stato più ampia? E cosa significa ancor oggi riferire agli “etruschi”?
Perché oggi si vocifera di un tesoro dei Medici o un tesoro di Firenze, quindi cosa nascondevano gli ultimi granduchi e / o, perché siamo portati a pensare che vi sia nascosto “qualcosa”?
Quanto hanno influito le scienze ermetiche, nella politica e nelle grandi scelte, in città come Firenze, Venezia, Roma, Bologna?
E dunque per quali ragioni, una donna di origini spagnole e di cultura cosmopolita, vissuta cinquecento anni fa, viene eletta a ideale di donna e di madre moderna? Questo a proposito di un libro da noi recentemente pubblicato, “Io, Eleonora de Toledo” di Francesca Rachel Valle, che ha rappresentato un importante momento di ripartenza per la collana suddetta.
È indubbio che in questo manipolo di autori, che hanno come comune denominatore il fatto di lavorare con il sottoscritto ma che non disdegnano l’idea di una riflessione comune e trasversale, alcuni si siano distinti per la qualità d’azione, per la capacità d’intercettare tematiche in parte inedite traducendole nell’attualità. Penso proprio a Rachel ma anche a Alessio Marzini, Giovanni Spini, Marco Mochi, Vito De Meo e altri.
La qualità ma ancor prima la passione degli autori (passione per la propria ricerca come per l’oggetto-libro in generale) rende possibile l’esistenza dell’organismo editoriale. Oggi più che mai una casa editrice ha bisogno dell’appoggio dei suoi autori, della loro collaborazione in prima linea e di una reciproca lealtà di fondo.
Noi, d’altro canto, cerchiamo di fare quel che è possibile, in ogni contesto e soprattutto nel confronto con un mercato sempre più sovrastrutturato e friabile.
Stiamo già lavorando ad altri progetti e restiamo aperti a collaborazioni, proposte, approfondimenti.
LP
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