Vicino Oriente antico – una premessa
di Francesco Pollastri
Le condizioni ambientali, culturali e sociali che porteranno alla nascita delle prime città si verificano nel IV° millennio a.C. in una regione che va dall’Anatolia alla Bassa Mesopotamia.
Uno dei motori di questo processo fu il surplus alimentare ottenuto grazie all’agricoltura che consentì la crescita della popolazione e la possibilità per alcuni individui di dedicarsi ad altre attività.
Una situazione particolare è rappresentata proprio dalla regione del delta del Tigri e dell’Eufrate.
Seimila anni fa il delta dei due grandi fiumi mesopotamici si presenta come una vasta zona paludosa caratterizzata da un dedalo di isolette coperte da canneti ricchi di selvaggina, cinghiali e uccellagione, basse acque che pullulano di pesci e dove cresce spontanea la palma da dattero i cui frutti sono un importante fonte di nutrimento.
Le periodiche piene dei fiumi fertilizzano i terreni circostanti rendendoli estremamente produttivi.
Queste condizioni di partenza consentirono la crescita della popolazione e grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte dal nord, l’aratro e il falcetto in terracotta, fu possibile alle comunità della regione incrementare notevolmente la rendita agraria.
Sfamare un sempre maggior numero di individui richiese la costruzione di canali e sistemi di irrigazione in una rete sempre più vasta per ampliare i coltivi, l’organizzazione e la gestione di questa manipolazione del territorio fu guidata dalle figure eminenti della comunità.
Di fatto i contadini lavoravano per produrre più di quanto fosse loro necessario, le eccedenze venivano poi raccolte dall’elite di comando sotto forma di tassazione, una parte destinata al suo proprio fabbisogno l’altra parte utilizzata per sostenere la manodopera specializzata.
Il prelievo era compensato da un vantaggio di tipo materiale, l’ampliamento dei terreni coltivabili, e da uno di tipo ideologico, la benevolenza degli dei di cui la classe dominante si era fatta interprete.
A Uruk la nascita di una potente élite sacerdotale, ormai unica amministratrice della sfera religiosa e politica della comunità, catalizza intorno a sé un numero sempre crescente di individui e quindi di risorse da gestire.
Sotto la pressione della casta sacerdotale che necessitava costantemente di beni di lusso per sottolineare il proprio status, nasce la figura dell’artigiano specializzato e del commerciante che aveva il compito di reperire le materie prime necessarie, soprattutto legname e metalli, provenienti da zone anche molto lontane.
Si assiste inoltre alla creazione di luoghi idonei alla conservazione dei prodotti e di una classe di contabili che opera per conto dell’élite. Inizialmente vengono utilizzati a fini amministrativi soltanto i sigilli e successivamente le prime tavolette in argilla su cui erano registrate le entrate e le uscite dei beni. Questo processo porta in breve tempo alla nascita della prima scrittura al mondo.
Il gruppo di comando ha inoltre bisogno di luoghi di rappresentanza per sé e per gli dei di cui sono i delegati e di una forza militare che mantenga il controllo del territorio e scoraggi i nemici.
Tra il 3500 e il 3300 a.C. questo processo raggiunge la sua fase matura, si assiste alla costruzione di complessi monumentali quali l’Eanna, con il Tempio a Mosaici di Coni (Steinstiftmosaiktempel) e il Tempio in Calcare (Kalksteingebäude), e il recinto di Anu con il Tempio Bianco.
Entro il millennio successivo il modello urbano si diffonderà con tempi e modi diversi ad est come a ovest, dall’Anatolia all’Egitto, dalla valle dell’Indo alle coste del Mediterraneo, assecondando sviluppi locali che si differenziano a seconda dei presupposti ambientali e sociali esistenti.
(continua)
Bibliografia essenziale
Liverani Mario, Uruk la prima città, Editori Laterza 2007
Nadali Davide, Polcaro Andrea (a cura di), Archeologia della Mesopotamia antica, Carocci editore 2015