Kafka, la scrittura come sostanza della corporeità. Intervista a Barbara Di Noi
a cura di Myriam Venezia
Franz Kafka è uno di quegli autori che non vengono approfonditi mai abbastanza tra i banchi di scuola. Relegato a mera lettura da libro di antologia viene spesso tralasciato, forse a causa della complessità dei temi trattati dall’autore, oppure per la poca fascinosità delle traduzioni.
Proprio in merito a Kafka e alla sua traducibilità verte l’intervista di questo mese, a Barbara DiNoi.
Barbara ha conseguito il Dottorato in Germanistica concentrandosi sull’intersezione delle diverse componenti linguistiche e sulla produzione Kafkiana; proprio su quest’ultimo autore ha scritto due monografie e compiuto diverse traduzioni.
Con Press&Archeos ha pubblicato la nuova edizione di Descrizione di una lotta a cui ha allegato una bella e accurata prefazione con commento tecnico. Questo saggio va ad arricchire una delle nuove collane della casa editrice: Nadie se Conoce.
Di Kafka tutti ricordano le “Metamorfosi”, spesso paragonata alla più famosa e classica opera del latino Ovidio, viste le assonanze non solo nel titolo. Ma Kafka è molto altro: convogliano in questo autore varie correnti di pensiero, la fervida atmosfera culturale del primo Novecento si interseca e viene plasmata dall’ispirazione dell’autore. Quali pensi che siano state le correnti che hanno maggiormente influenzato Kafka?
La psicologia antideterministica di Franz Brentano – Kafka frequentò il cosiddetto Louvre-Kreis, che si riuniva a Praga nel salotto della Signora Fanta; e poi Nietzsche, Kierkegaard (quest’ultimo attraverso la vicenda biografica con Regine Olsen, che a Kafka ricordava la propria con Felice Bauer). La crisi linguistica documentata dal Chandos Brief di Hofmannsthal; la filosofia di Zenone per quanto riguarda l’idea paradossale di un movimento che si possa scomporre all’infinito in segmenti, fino ad annullare se stesso; Schopenhauer – ma bisogna sempre tener presente che non era il pensiero astratto ad interessargli, quanto le metafore attraverso cui questo si esprimeva.
Cosa differenzia Kafka dagli altri autori del suo periodo, da un punto di vista grammaticale e a livello di traduzioni?
Cosa lo differenzia? L’implacabilità della ricerca del Vero e il ritenere la scrittura uno strumento di ricerca. La convinzione che la scrittura non debba essere riflesso del noto, che l’espressione è sempre invenzione di qualcosa che prima non esisteva. L’accanimento con cui si scaglia contro meccanismi di potere e la capacità di rappresentare l’insufficienza delle nostre categorie gnoseologiche, senza cadere nella mistica.
Per quale ragione ti sei avvicinata proprio a questo autore, come traduttrice?
Perché tradurre è un’attività ermeneutica, si traduce un autore per comprenderlo meglio.
Cosa significa approcciarsi alla traduzione di un autore tanto particolare come può essere Kafka?
Tradurre Kafka non è difficile, basta abbandonare le proprie certezze precostituite. La lingua di Kafka mette a nudo l’infondatezza del mondo e la natura metaforica del linguaggio, che ruota attorno a un centro vuoto.
Quali sono le insidie che spesso possono fuorviare il traduttore?
Le insidie sono appunto quelle di pretendere di aver capito, mentre non si fa che proiettare in Kafka la propria certezza, la propria immagine.
Quindi direi FRETTA e PRESUNZIONE
Quello che più mi affascina del lavoro del traduttore è soprattutto la capacità di rendere in un’altra lingua dei concetti che nella loro lingua originale magari hanno un significato compiuto. Con Kafka magari questo aspetto potrebbe essere più accentuato vista la “complessità” di alcuni concetti che l’autore vuole veicolare, come hai affrontato questo aspetto?
Con Kafka bisogna far respirare la lingua senza sovrainterpretare, lasciare vuoti i punti indeterminati, ambigue le ambiguità; ripetere dove lui ripete.
“Descrizione di una lotta” è uno dei primi scritti di Kafka, sicuramente rimaneggiato, rivisto ed editato ma quello che mi incuriosisce e capire se grammaticalmente ed etimologicamente hai notato delle differenze tra l’altra versione o gli altri scritti che hai tradotto. Se sì, quali sono state quelle più eclatanti?
Descrizione di una Lotta è più cristallino e aurorale. Si tratta di un’opera prima. A tratti non sembra nemmeno Kafka.
A cura di
Myriam Venezia