Postalchimie, nuova collana
Alchimisti disorientati dall’affermarsi della mera funzionalità nella dimensione umana, scienziati segretamente attratti dall’abisso del paradosso patafisico, poeti consapevoli che la poesia stessa sia incatenata al vivere della sua stessa morte…possono oggi più che mai contaminarsi, incrociare formule e figure, abbracciando ancestrali consapevolezze e schivando nuove forme di rigidità.
una collana a cura di Lorenzo Pecchioni
Gli autori di questa collana hanno e avranno senz’altro qualcosa in comune.
Si tratta forse di moderni alchimisti, capaci di sfruttare la creazione narrativa per una lenta e meticolosa trasmutazione? Ma qui si parla di “post-alchimie”.
Il punto è che la narrativa, o forse la letteratura stessa, bella o brutta, sofisticata o d’intrattenimento che sia, potrebbe non essere più il fulcro della “questione operativa” e che si possa scrivere orientandosi in base ad altre funzionalità.
Ben vengano, sia chiaro, un soggetto azzeccato, uno stile piacevole o poetico. Ma l’impressione è che appunto una certa concezione di Libro, inteso come grande riferimento immaginario ed esistenziale, abbia già superato quel tratto di cronologia storica in cui poteva suscitare definitivamente gli animi, favorire grandi moti di spirito, generare persino rivoluzioni agendo nel singolo come nel collettivo. Diciamocelo: la ricerca della buona letteratura non sembra più una “alchimia” capace di sintesi realmente incisive – per lo meno sul corso dei cambiamenti epocali che stiamo attraversando.
Ciò è terribile? Non è detto, nella misura in cui sia sempre possibile trasformare e trasformarsi, guardare ancora più indietro e al di fuori, per proiettarsi avanti e dentro.
Gli autori delle post-alchimie si concentrano anzitutto sui loro materiali interiori, quindi su personaggi, creature, riferimenti simbolici che vengono condotti in un processo di reintegrazione non necessariamente rigenerante. Questi autori non sembrano preoccuparsi più di tanto del “benessere” del lettore o almeno non sembrano pensare a suscitare in lui impressioni tipicamente utili. Qualcuno, tra di essi, non si sente nemmeno un autore. Qualcun altro, il lettore cerca di “provocarlo”. C’è anche chi se ne burla, forse per creare una selezione intellettiva, o forse solo per difendere qualcosa. Il risultato sono racconti autentici quanto liberi e per questo godibili, capaci d’incidere nel dettaglio dell’animo. Da consigliare e consigliarsi.
Del resto, siamo qui anche per vendere. Ma senza mancare a certi appuntamenti che l’urto della Storia potrebbe preparare per noi. Restiamo operativi, in progress, nelle forme, nei contenuti e nel concept stesso.
«Le collane,» mi disse un saggio distributore di libri, «sono una sega mentale degli editori». Comunque sia, è difficile spiegare quanto sia arduo pensarne una e mandarla avanti, oltretutto di questi tempi.
Ma in questo caso, un certo feed-back tra istanze e propositi sembra annullare il peso delle normali incombenze… Ed ecco dunque le nostre nuove postalchimie!
Così, Valerio affronta i suoi demoni onirici evidenziando lentamente una struttura di base, una razionalità biologica là dove inizialmente sembrava svolgersi solo caos; Emanuela tèsse lentamente la sua trama cercando di distillare, dalla sua Yamauba, l’odio dall’amore e viceversa; mentre Neri, autore del primo volume di questa collana cerca, in notti acide, attraverso lo studio dei tarli e dei parassiti che infestano i libri di carta, una soluzione in cui contaminazione e rinascita possano coincidere.
Diversi, forse diversissimi, non privi di “cadute” ma tutti a tratti sorprendenti, giovani nello spirito e in certi casi «sregolati», gli autori delle postalchimie percorrono una strada che l’editore stesso, a suo modo, persegue con qualche radicalità:
Fare un libro, legarsi a un autore, a un soggetto e alle sue figure; alla carta e alla parola stessa, è già di per sé un processo alchemico-operativo.
Un antico incantesimo soggiace alla creazione editoriale, indipendentemente dalla scrittura e dalla lettura stesse, ma fluendovi insieme. Questo “incantesimo” sopravvive alla crisi dei valori cronologici del nostro tempo e si manifesta, paradossalmente (alchemicamente!) proprio mentre il Libro si sta spogliando delle proiezioni delle quali era stato investito per centinaia di anni.
E chissà che così un giorno non torni anche il “benessere”…magari dopo aver fatto o letto, comunque forgiato, un semplice libro.
LP