La glasnost di Gorbaciov da Chernobyl al crollo dell’URSS. Intervista con Emanuele Andreini

a cura di Myriam Venezia

L’esordio letterario per Emanuele Andreini è un saggio molto interessante che ci permette di conoscere in un modo più approfondito un pezzetto di Storia spesso bistrattata dai programmi scolastici: il declino e la fine dell’Unione Sovietica, la cui crescita e ἀκμή si ebbe nel secondo Dopoguerra.

Emanuele Andreini, classe 1983 è laureato in Storia ma nella sua vita ha intrapreso una carriera lontana dall’ambiente accademico, lavorando in campo commerciale-editoriale. Scritto molto bene, scorrevole e di piacevole lettura, il saggio ha un titolo quasi premonitore dell’epilogo di questo spaccato di Storia contemporanea, Ultima fermata Perestrojka, edito nel 2022 da Press&Archeos.
Con questa intervista andremo a scoprire le motivazioni di una ricerca su un periodo storico così complesso.

CItazione da intervista Emanuele Andreini


Da storica so bene che l’argomento trattato in questo saggio può essere/è spinoso da trattare. Come ti sei approcciato all’argomento?
Si l’argomento in effetti si presenta delicato. Le implicazioni sono molte e diversificate, dalla politica all’economia fino all’ideologia. Suscita passioni e speranze e allo stesso tempo diffidenza ed ostracismo.
Nel “tempo storico” come sai si tratta di ieri. Molto è stato detto, altrettanto rimane da dire.
L’approccio che ho tentato è stato quello di non lasciarmi trasportare troppo nel giudizio cercando di mantenere equilibrio ed obiettività riguardo agli eventi, relegando alcune considerazioni personali alla parte finale del libro.
Mi sono avvicinato alle fonti di cui mi sono servito con il dovuto rispetto verso testi di eminenti studiosi, provando a cogliere e spiegare le fasi essenziali di questo processo a chi è a digiuno di queste tematiche che ritengo di grande importanza.
L’attinenza ai fatti insieme alla chiarezza e sintesi espositiva sono stati i due aspetti che più mi premevano per cercare di conseguire le finalità che mi ero prefissato.

Ultima fermata Perestrojka


Nel testo riesci a rendere agevole la lettura e la comprensione di un argomento non molto conosciuto. Quali sono state le fonti che hai usato e con le quali ti sei interfacciato? hai preferito fonti primarie o secondarie e perchè la scelta è ricaduta su una fonte piuttosto che l’altra?
Mi sono servito di entrambe le tipologie di fonti, con una leggera prevalenza di quelle secondarie.
Si tratta in genere di saggistica storica ma anche di resoconti giornalistici e documentaristici, penso ad esempio al bel lavoro del regista tedesco W. Herzog, “Herzog incontra Gorbaciov” girato nel 2018. 
Interessante per l’impatto emotivo e non solo la selezione di saggi scelti di R. Medvedev intitolata ” La Russia della perestrojka”. Riflessioni a caldo sui primi passi della politica gorbacioviana, scritti in concomitanza degli eventi, dunque tipica fonte primaria, dove il grande storico russo analizza il momento corrente.
La ricerca sulle fonti secondarie prende in esame saggi più recenti ed articolati con approcci diversi per avere un panorama più composito.
Non ho avuto una netta preferenza sulla scelta della tipologia delle fonti, ma ne ho cercato parallelamente alcune che mi rendessero nel limite del possibile l’humus del momento, e delle altre analisi diciamo più a freddo, più scientifiche su quello che sono stati gli eventi in questione.

Questo periodo della Storia è estremamente affascinante, cosa pensi di Gorbaciov e come reputi l’atteggiamento che ha avuto come capo del governo? 
Come abbiamo detto questo è un periodo storico di estrema importanza. Nel giro di pochi anni crolla l’ordine mondiale protagonista per quasi tutto il XX secolo. Si chiude un’era, se ne apre un’altra.
Mi ha sempre incuriosito la figura di Gorbaciov, un uomo che ha polarizzato e polarizza tutt’oggi l’opinione pubblica mondiale e gli addetti ai lavori. Da qui nasce il mio interesse per l’uomo e la sua politica.
Se mi chiedi di esprimere un pensiero sull’uomo Gorbaciov posso dirti che nutro grande rispetto e stima per la sua figura. Un uomo che ha scalato le gerarchie del potere della nomenklatura fino ad arrivare a ricoprire la carica di segretario generale del Pcus, non coltivando però come altri personaggi della scena politica, la brama di potere ad ogni costo, cercando di anteporre gli interessi generali alla mera conservazione della carica.
Le sue idee si scontrarono però con la realtà, ed è indubbio che la sua esperienza politica si sia risolta in un fallimento. 
L’idealismo riformatore che propugnava non resse alla prova dei fatti portando infine al crollo del sistema, e spianando la strada del potere a personaggi come Eltsin, peraltro sua creatura politica. Queste sono note di demerito.
Il suo ideale tendente all’utopia ne fa quasi a mio avviso più un filosofo che un politico, al contempo la sua visione internazionale era volta alla cooperazione, non alla contrapposizione. Guardava all’Europa come casa comune e riteneva che le sfide che l’umanità avrebbe dovuto affrontare in futuro avrebbero richiesto appunto cooperazione tra gli Stati, una lungimiranza di cui oggi avremmo bisogno visto il periodo storico che stiamo attraversando.
Già si può intravedere qualche motivazione che rende la sua figura e la sua politica così divisiva, complicata ed allo stesso tempo affascinante.

Emanuele Andreini intervista Ultima fermata Perestrojka


Come abbiamo detto, è un argomento che spesso divide l’opinione pubblica, secondo te perchè, ancora oggi dopo 32 anni è una sorta di “tabù”?
Tu hai usato il termine “spinoso” per introdurre l’argomento, ed è appropriato.
In Russia ha a che fare a parer mio con la perdita dello status. Dello status di superpotenza intendo, e qui la faccenda si fa delicata.
A tutt’oggi buona parte della popolazione russa non guarda con favore a Gorbaciov proprio perchè ritenuto il responsabile principale della perdita di quello status di cui sopra. Credo sia una lettura giusta ma semplicistica.
Fuori dai confini dell’ex Unione sovietica penso che la delicatezza del tema debba essere rintracciata nella perdita di un’ideologia di riferimento. 
Il centro propulsore del comunismo mondiale chiude la sua storia, e trascina con se sogni, speranze ed illusioni di milioni di persone. Il disorientamento è stato forte e di non facile elaborazione.
Chiaramente in primis la politica che ha portato alla fine questa storia finisce sul banco degli imputati, diventando questione appunto spinosa.

Sempre collegandomi alla precedente domanda, volevo chiederti come questo saggio pensi che è/possa essere recepito dal pubblico?
Il mio è un piccolo e semplice contributo volto a chi sa poco o niente di questa fase, con la speranza che possa stimolare la curiosità di chi avrà modo di leggerlo, in modo che possa poi approfondire su saggi ben più strutturati.
In rapporto alla delicatezza del tema spero e credo possa essere ben accolto. Non si tratta di un’analisi pensosa od orientata, ma di un lavoro che si prefigge solamente tramite una descrizione sintetica ed asciutta di introdurre il lettore attraverso questa importante fase storica.

a cura di Myriam Venezia

Libro Ultima fermata perestrojka

Ebook Ultima fermata perestrojka