Storie di missioni d’Amore. Intervista a Lorenzo Conti Lapi

a cura di Myriam Venezia

Bianca, storia di un esule guelfo e di una missione d’Amore” è il nuovo romanzo di Lorenzo Conti Lapi, edito da Press & Archeos.

Lorenzo, studioso di Dante, ha dato vita a un mondo medievale coinvolgente e quasi totalizzante, con una prosa lineare e quasi d’altri tempi, ci accompagna in un bellissimo viaggio che approfondiamo con quest’intervista.

“Bianca” è un romanzo storico appassionante, che ci parla di amore e di fede. A proposito di Natale, potrebbe essere un ottimo regalo last minute ma ancora di più è un ottimo autoregalo per chi ama il genere e vuole immergersi in un tempo lontano.



Dietro la stesura di un libro di solito si nasconde un mondo fatto di studi, ricerche e un pizzico di autobiografia. “Bianca” è un romanzo che accattivante, un’ottima sintesi di queste tendenze. Cosa ti ha spinto a scriverlo?
Il primo motivo che mi ha spinto a scrivere questo romanzo risiede nel desiderio di fare un omaggio alla nascita della mia seconda figlia, la più piccola, che si chiama Bianca (e con questo credo di aver risposto anche alla tua seconda domanda). Poi, collegato al primo, sentivo il bisogno di iniziare a confrontarmi con un tema importante per la mia vita che è quello del rapporto con la fede. Un rapporto con la vita quindi, intendo con il cammino della vita, in cui la letteratura è per me presenza fissa e costante, come un’ombra che mi accompagna. La sua è presenza talvolta silenziosa, ma che ora, presentandosi in un armadio di parole mi offre delle risposte risolutive, o per lo meno accomodanti; oppure, adesso riemergendo da una nascosta cantina mi reca il liquore giusto, o per lo meno gradevole per la sete dell’anima mia. Dopo averla per tanti anni costretta a temi d’amore, questa mia ombra, compagna peregrina, ho sentito necessario coinvolgerla un’altra volta su altro tema. Ora che la vita un’altra volta ha portato dei cambiamenti, delle novità, toccava a quest’ombra, come sempre, annotarle e definirle, magari anche farmele capire: è suo dovere.

Il romanzo è ambientato all’epoca di Dante. Puoi approfondire le motivazioni di questa scelta?
La scelta di ambientare al tempo di Dante questo romanzo corrisponde a quella mimesi che ho instaurato fin da giovanissimo con “il mondo di Dante”. Quando capita di sentire la nostra anima coinvolta non credo che l’età e le distanze contino poi molto. Non è per me quello di Dante un mondo percepito come diverso dal mondo contemporaneo. Anzi, delle volte, quando la mente non segue le indicazioni della razionalità, non riesce e non vuole essere distaccata e oggettiva, secca e fredda ma è più naturale assecondare le sue emozioni, i suoi istinti, trovo in queste umidità in queste dolcissime nebbie, più estranea la realtà, e anche più distante. Il più delle volte, però, e specie nei confini della letteratura, i due mondi facilmente e forse anche felicemente, si sovrappongono. Non parlerei quindi di una scelta di tempo, ma di atmosfere e di ideali, che da parte mia voglio esprimere ed inseguire come se fossero strade del tutto presenti e la loro rappresentazione desse prova che quei percorsi sono ancora in forma di soluzione, progressivi, aperti; in una brutta parola: moderni.  Io ritengo il mondo di Dante, insomma, non solo presente ma addirittura un mondo aperto al futuro, ma soprattutto lo sento come il luogo fatto propriamente per la specie della mia anima (e della mia ombra, non dimentichiamolo).

Lorenzo Conti Lapi

Da appassionato e studioso di Dante, come ti sei approcciato alla stesura di questo romanzo? Quali sono state le fonti che hai usato o a cosa ti sei ispirato?
In quanto studioso di Dante mi sono approcciato alla stesura di questo romanzo puntando una mia particolare lente d’ingrandimento su una piccolissima frazione storica: il mese successivo alla morte di Arrigo VII. Ho caricato questo tempo di una particolare valenza simbolica, come se gli astri in quel tempo avessero voluto inclinare ad una particolare ricerca della virtù. Ecco che il bisogno di giustizia che Dante allega alla speranza della persona di Arrigo VII si registra come un influsso che ha raggiunto più anime, in grado e in modo diverso. Nello spazio lunare di un mese accadono i nostri eventi e sono una storia nella grande storia. In particolare il senso della storia e del valore della profezia, quindi la ricerca del simbolo dentro la storia, quello che la storia ci dice ci insegna di più vero, è stato l’oggetto principale del mio nuovo studio dantesco, rivolto alla composizione di questo romanzo. Lo scrittore e protagonista di questa storia, il personaggio che dice io e dice noi, ma di cui non dico il nome, è di fatto un altro Dante, che imitando ma non replicando il percorso dantesco ne suggerisce la consonanza di anima gemella.
Inoltre, per quanto riguarda la seconda parte di questa domanda, dico che poiché la sua opera abbraccia veramente un mondo dalle molteplici connessioni sono state per me preziose tra le tante altre fonti di ispirazione i romanzi provenzali, quelli che leggevano Paolo e Francesca, e molta materia di Bretagna, ma anche molta poesia di matrice dantesca a noi più prossima. Un lettore attento potrà cogliere molte citazioni che stanno lì con la funzione di rivelare la possibilità, come altro elemento della fictio del romanzo, che molti poeti e autori più o meno noti in periodi successivi avessero letto questa storia, per poter così farla passare come un testo nascosto ma noto. Così, coloro che mi sono serviti come fonte, per un gioco di specchi, un gioco che torna nel romanzo, è come se si fossero loro stessi serviti del racconto prima che io lo (ri)scrivessi.

A quale pubblico è rivolto un romanzo come Bianca?
II pubblico che più desidero è quello che di nascosto viene a leggermi. Questo è quello che ti dirà sempre ogni scrittore, anche quello che non lo dice. Maligno o buono che sia, non importa, il lettore ha un’arma che seduce colui che scrive. Rimane perciò una spinosa questione: chi scrive deve provocare quell’arma per il suo piacere? Più gente trovi che ti legge più vuol dire, in effetti, che chi scrive è in grado di darsi piacere. Ti rispondo pertanto che questo romanzo è rivolto a tutti, nessuno escluso, ma soprattutto è indirizzato a coloro a cui chiedo quel piacere che per me è più importante e sono quelli a cui più tiene il mio affetto. Soprattutto è rivolto a Bianca (che ancora non sa leggere). È un controsenso scrivere per chi ancora non sa leggere? Può darsi. Ma io so che imparerà a leggere e a scrivere e maturerà una sua coscienza e farà le sue scelte. Io spero di essere incluso nelle sue scelte.
C’è un padre che sono io, che le sta accanto, e che vive ma c’è anche un’ombra, che scrive, e può distendersi ancora più lunga, che vola con la parola, e ad ogni età ella può tornare ad aprire un libro, il suo libro e ritrovarla, le ombre portano con loro persino i profumi e gli accenti. Questo dono, dal sapore magico lo porta Mercurio, appartiene al suo mondo, che è quello dello studio; e può essere scientifico, diretto e chiaro, luminoso, ma anche più nascosto, misterioso, fatto di ripensamenti e non solo di teorie e di enunciati, ma di domande, di letture, perfino di silenzi e stazioni. Più che avvicinare perciò ad un particolare studio, a questo o a quel periodo che sia, facendo ora un discorso generale, credo che ogni libro possa avvicinare al fascino sempre presente della parola e della conoscenza, un seme che si coglie un giorno e si prova a piantare, come ogni uomo è in relazione con l’intera umanità. Curioso che le due cose, l’uomo e la parola, la vita e la letteratura, l’ombra vana e la figura vera sembrano assomigliarsi tra loro: non ti pare?

a cura di
Myriam Venezia

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