Alcuni proverbi e modi di dire sul giorno di San Giovanni (24 giugno)
“San Giovanni non vuole inganni”.
Il detto si riferisce all’effigie del Santo Patrono raffigurata sul Fiorino, la moneta coniata a Firenze (d’argento dal 1235 e d’oro dal 1252), dietro il Giglio, rendendo il Protettore della città garante della lega metallica di cui é composta la moneta, che doveva contenere esattamente 3,54 grammi d’oro.
“Per le guazze di San Giovanni si miete”.
“La rugiada della notte di San Giovanni facendo di molto temere i contadini, procurano quando possono di mietere il grano prima ch’essa giunga” (Placucci)
“A San Marco nato, a San Giovanni assettato”.
Il proverbio si riferisce ai bachi da seta che alla fine di giugno salivano nel bosco per fare il bozzolo.
“La notte di San Giovanni entra il mosto nel chicco”
E’ una credenza diffusa, riportata in molti dialetti. In questo periodo comincia la formazione degli zuccheri nel chicco d’uva. Gli zuccheri fermenteranno nel mosto dopo la vendemmia.
La festa di San Giovanni “fu particolarmente sentita in passato: era considerata il Natale dell’estate e connessa al ciclo solare come la nascita del Signore. Per questo si collega sovente ad antichi culti solari: nella notte si crede che avvengano strani prodigi e meraviglie suggerite dalla fantasia del solstizio solare. Si accendono fuochi, si fanno veglie, ecc”.
(C. Lapucci, A. M. Antoni: I proverbi dei mesi).
“Per San Giovanni si svellon le cipolle e gli agli”
Le cipollle e gli agli sono da raccogliere, siamo alla fine di giugno
“A San Giovanni l’alveare spande, a San Martino l’alveare è pieno”.
Con l’estate le api sciamano e tornano per il freddo. San Martino è l’11 novembre.
La scelta del Battista come Patrono di Firenze risale alla dominazione longobarda, tra VI e VIII secolo, nella Firenze convertitasi al Cristianesimo.
Precedente protettore della città era il Dio Marte, a cui sembra fosse dedicato il Tempio su cui sorge ora il Battistero: probabilmente per l’indole coraggiosa e battagliera, il precursore di Gesù, personaggio retto ed inflessibile, deve essere apparso un degno sostituto agli occhi dei fiorentini, la cui comunità era fondata sul commercio e sul denaro.
L’effigie del Santo appare subito sul Fiorino, dietro il Giglio, rendendo il Protettore della città garante della lega metallica di cui é composta la moneta, che deve contenere 3,54 grammi d’oro. Nasce in questo modo il detto “San Giovanni non vuole inganni”.
Si hanno notizie di festeggiamenti in suo onore solo dal XIII secolo, per il giorno del 24 giugno, ricorrenza della nascita del santo: il Battistero, il “bel San Giovanni” di Dante, e la piazza circostante sono in questo periodo al centro della vita cittadina religiosa e politica: davanti alle porte si conclude la serie delle cerimonie, con il trasporto su di un carretto di un enorme cero (e di altri più piccoli: alcuni venivano consumati durante l’anno, altri erano venduti per la manutenzione del Tempio), in un corteo che partiva da Piazza della Signoria. Nasce da questi festeggiamenti la tradizione del Carro di San Giovanni che in seguito, e tutt’ora, è riservato alle cerimonie pasquali, detto anche il “Brindellone”.
Il romanzo dei fanti di Firenze
Anche in ebook