La magica notte di San Giovanni
Appena passato il solstizio d’estate, il 21 giugno, come fosse il proseguimento del suo antico significato di luce e vigore, a Firenze ci si mette sull’attesa di un’altra festività, ancora più fitta di eventi, la ricorrenza di San Giovanni Battista. O come si dice qui “i Fochi” di San Giovanni, il 24 giugno. E anche questa è una notte magica.
Se il solstizio d’estate segnava un tempo lontano la vittoria della luce sulle tenebre e gli umani si arrabattavano a propiziarsi “gli spiriti buoni”, in tempo di Cristianità non si volle gettare al vento questa annuale rinascita di ottimismo versola natura. Così, quando uno dei santi protettori dei Longobardi arrivò in terra toscana al seguito della regina Teodolinda (VI° secolo d.C.) il popolo di Firenze convertì l’antico protettore della città, il dio Marte (in servizio fin dall’epoca della sua fondazione!) nel nuovo San Giovanni Battista. D’altra parte dove Marte era il Dio della guerra, San Giovanni era un santo universalmente riconosciuto “d’animo fiero e battagliero” e i fiorentini, nel cambio, non ne ebbero a patire danno.
Documentato come Santo Patrono della città di Firenze fin dal 1200 il santo cristiano raccolse l’eredità di luce e magia del giorno del solstizio d’estate venerato dai pagani e da sempre fu festeggiato con cortei, corse, tornei, cerimonia in pompa magna in cattedrale oltre ai grandi falò e i successivi fuochi pirotecnici che illuminavano la città. La luce che sconfigge le tenebre è l’ultimo presidio di antichi riti pagani ancorati al mondo rurale che oggi non riconosciamo più, quando la sopravvivenza dell’uomo dipendeva totalmente dai capricci della Natura ed era di vitale importanza ora ingraziarsela, ora difendersi. In alcuni giorni dell’anno l’influenza del soprannaturale era al suo massimo e la cortina che separava il mondo dell’uomo dagli spiriti, buoni o cattivi, diventava sottilissima. Equinozi, sostizi, giorno dei morti e pure il 24 giugno sono fra questi giorni.
Contro l’ingerenza di forze negative l’uomo da sempre si preoccupò di imbastire una lunga serie di contromisure e queste sono sopravvisute fino al secolo scorso. Soprattutto in Toscana la vigilia del 24 giugno era considerata la “notte magica” per eccellenza e vi dirò adesso alcune curiosità a cui una volta tutto il popolo era pronto a credere. Chissà se qualche rito propiziatorio possa attirare anche qualcuno di voi giovani, distolti giornalmente dall’uso dei “social” e in genere inabili a riconoscere un colloquio con il mondo dello spirito. Comincerò dalle cose che “si dicevano vietatissime”.
Intanto in questa notte di vigilia è Vietato bagnarsi nelle acque dei fiumi e Vietato ai bambini passare sotto l’arcobaleno: c’è il rischio di cambiare sesso (cosa che potrebbe tornare utilissima per gli insoddisfatti di oggi!). Vietato è anche intraprendere un viaggio in questa notte di malie senza essersi muniti di protezione adeguata, come sacchetti di erbe contro gli spiriti e campanellini.
Ma più numerosi sono gli esempi positivi della magia di questa notte: per esempio la Rugiada che si deposita nella vigilia è Potentissima. Donne e fanciulle erano solite raccoglierla al mattino del 24 e lavarsi il viso e il collo con quella; giovinezza e bellezza erano assicurate, con buona pace del conto dell’estetista.
C’è poi una piccola pianta dai poteri eccezionali e va raccolta prima del giorno di San Giovanni, è l’iperico. Fin dai tempi di Ippocrate si chiamava cacciadiavoli perché era noto che dove c’era l’iperico non avevano accesso gli spiriti maligni. I cristiani dopo la chiamarono l’erba di san Giovanni e continuarono a intrecciarne coroncine e farne mazzetti con i quali proteggere le culle dei bimbi e danzare intorno ai falò notturni. Di nuovo compare il significato della luce che fa fuggire le tenebre, e quindi il malocchio, perché i suoi fiorellini da sempre simboleggiano il Sole come pure le margherite dai petali a raggera, e l’iperico ha in più poteri medicamentosi. Dopo aver ballato indossando ghirlande e cinture fatte con questi fiori intorno ai falò, sul fare della mattina i fiorellini appassiti andavano a raggiungere il fuoco che moriva; per tutto il resto dell’anno chi li aveva indossati non avrebbe conosciuto malattia.
E adesso per finire in bellezza queste piccole note sulle nostre vecchie credenze popolari voglio darvi una ricetta. Nel caso che voleste trovare il Vero Amore, nel caso che già foste stati delusi da altri canali mediatici, agenzie matrimoniali, cene al buio o consigli di amici, concedetevi il lusso di provare questo antico rito magico che le fanciulle da marito facevano un dì: raccogliete le 9 Erbe di San Giovani e di ognuna fatene un mazzetto.
Sono: Aglio (erba della Fortuna) – Alloro (erba dei Sogni) – Artemisia (contro ogni Male) – Iperico (Cacciadiavoli) – Lavanda (spighetta di S.Giovanni) – Menta (erba Santa) – Rosmarino (Purificatore) – Salvia (erba della Salute) – Verbena (erba dell’Amore e della Fortuna). Unica raccomandazione è saperli riconoscere e coglierli lontano da strade e impianti industriali.
Ottima occasione sarebbe una gita fra boschi e campi, magari facendovi aiutare da un giovane o una giovane conosciuta di recente a scuola o in discoteca, avendo cura di mantenere uno stretto riserbo sul reale obiettivo…
Ora prendete i mazzetti di queste essenze e metteteli insieme dentro un bacile con acqua di fonte chiarissima e lasciate all’aperto nella notte fra il 23e il 24 giugno, sotto i raggi della luna.
Al mattino bagnatevi con quell’acqua fresca: importantissimo è crederci!