Come fontana piena – un’elegia
“Continua, Africa, che mi piace …”. Ma l’aria s’è fatta immota e le parole evaporano. Penso che forse siamo morti, che la vita s’è ritratta in quel torpore che la prende e mi afferra. Che è l’inerzia a disanimare la scena, che la mano della Tota stringe la mia, confondendole in un brevissimo respiro di bonaccia. Che il muschio è la sabbia di Libia, che il Paese è dovunque, che Gino e Gabriella mi guardano disegnare questo momento sulla battigia, che il futuro è nulla, e lei odora così forte da farmi avvampare. Tota, Margherita, ti vedrò sempre così, racchiusa pigramente nel gesto inutile del mio racconto … senz’altro ricordo il tuo fard che cola e sbiadisce.
Questo libello s’interroga sul passaggio segreto che dall’infanzia conduce all’adolescenza – accade e non se ne può quasi dar conto –, raccontando episodi della vita di un Paese in terra di Toscana, vizi, virtù e variegata umanità, tanto grossolana quanto benevola. Esemplata nelle peripezie dell’Africano – cavallo di ritorno – delle sue sciagure e dei suoi trionfi, dei suoi sodali, dei suoi amori. Partite di pallone, cacciate, giochi di carte, scampagnate, risse, e tutta la sensualità che a quell’età si può immaginare. Soprattutto stupore dinanzi a quelle immote stereotipie, a quei rituali fermi in un tempo che non ha storia, perché non ha che quella.
Mario Ajazzi Mancini. Psicanalista e scrittore a Firenze. Si occupa di psicoterapia, psicanalisi e poesia; di traduzione, con particolare riguardo all’opera di Freud e alla poesia di lingua tedesca (Hölderlin, Kafka, Rilke, Celan); al pensiero francese contemporaneo (Lacan, Derrida, Blanchot). Ha pubblicato Rapaci, Press & Archeos, 2019, L’esordiente innamorato, e Amores pasados, Castelvecchi, 2021 e 2022, Il dì di festa, Press & Archeos, 2024. È direttore, con Matteo Bonazzi e Silvia Vizzardelli, di SKIA – Estetica e Psicanalisi.