La cappella di Sant’Agnese al Carmine e i “piccoli diavoli” fiorentini


Fiorendipità
Marte-dì 7 ottobre 2025


Ogni prima domenica del mese, in occasione dell’apertura dei musei statali e civici fiorentini, valuto sempre, per quel che mi è possibile, la visita a luoghi storici-artistici dove non torno da tempo. Soprattutto chiese e palazzi per i quali non serve la prenotazione – perché d’indole nei weekend tendo a improvvisare e il mio rapporto con la città è vissuto alla giornata, senza troppe mediazioni.

Posso dire che più volte m’è capitato di tornare a casa senza riuscire a entrare in quei musei.
Oltre ai miei limiti d’organizzazione personale le cause sono varie: improvvise chiusure, orari stretti e mal comunicati, scarsità d’avvertimenti sulla necessità di prenotare via web, code e affollamento di comitive …
È andata maluccio anche domenica scorsa, quando avrei voluto far vedere a mio figlio la Cappella Brancacci, dove mi pare che la situazione fosse “in tilt” già nel primo pomeriggio.

Fortuna che la solita fiorendipità è venuta ancora una volta in mio soccorso; perchè se ti fai un giro a Firenze, è raro non scoprire qualcosa di nuovo! E quando trovi qualche porta sbarrata, proprio quello è il momento buono per far girare le ruote dell’intuito e della scoperta. 
Entrato nell’adiacente chiesa del Carmine ho trovato accessibile, in grazia d’un mercatino di beneficienza, la Cappella di Sant’Agnese che non conoscevo o quasi, assolutamente curiosa e interessante per la struttura, gli affreschi, la stratificazione di culti e pratiche confraternali che ha custodito.

Cappella di Sant'Agnese Firenze Affreschi


La Cappella di Sant’Agnese

La chiesa di Santa Maria del Carmine ha origini trecentesche: la fondazione del convento e della prima basilica si collocano intorno al 1268. Successivi interventi (ampliamenti nel Trecento e rimaneggiamenti nei secoli successivi) hanno trasformato il complesso, fino alle consistenti modifiche post-tridentine e alle stratificazioni barocche e settecentesche che interessarono l’interno. La Cappella di Sant’Agnese corrisponde evidentemente a uno spazio precedentemente destinato a loggia. Gli affreschi ivi conservati (sulla parete adiacente al fianco sinistro della basilica) sono databili all’inizio del XV secolo e attribuiti a Lippo d’Andrea (1).

Il culto per Sant’Agnese martire era già presente nel luogo quando fu stabilita la fondazione del Carmine: tra le reliquie portate come dono fondativo risulta un piede mummificato della martire romana. Esisteva quindi, sin da allora, una Compagnia dedicata a Sant’Agnese che già nel 1269 si unì con la Confraternita di Santa Maria delle Laudi (fondata nel 1248) assumendo il nome di Compagnia di Santa Maria delle Laudi e di Sant’Agnese, e godendo di una certa autonomia operativa e crescente reputazione. Da qui la necessità di dotare la loggia/cappella di scene figurate della storia della martire Agnese.

Le pareti del ricetto sono decorate su più registri. In alto scene frammentarie relative alla vita di Giuseppe l’Ebreo e nella parte centrale le storie di Sant’Agnese martire; inferiormente, una fascia decorativa mostra motivi ornamentali tipo “balze” e tendaggi, a cui si sovrappongono frammenti di altre illustrazioni dell’attività della confraternita. 
Nonostante ciò che si possa pensare a una prima occhiata, le immagini non sono sinopie ma affreschi monocromatici, prevalentemente impostati sui rossi e gialli, con i fondi in “morellone”, una tonalità scura  realizzata con nero d’ossa (2). 

D’assoluto interesse le iconografie, incentrate su alcuni episodi della vita della santa e di sua sorella Emerenziana, anch’essa martire.
La vicenda è essenzialmente quella di una giovane cristiana che rifiuta le nozze con un pagano, figlio del prefetto Sempronio, espondendosi alla persecuzione. Condotta in strada svestita, ecco che i capelli della ragazza crescono miracolosamente, fino a coprire le sue nudità. Nella lunetta centrale del ciclo vediamo Agnese coperta da lunghe ciocche, mentre un angelo discende dall’alto per porgergli nuove vesti.

La martire verrà infine uccisa, sgozzata da Sempronio o dal figlio di quest’ultimo, dopo che il diavolo aveva tentato il giovane nel sonno – o lo aveva fatto morire, proprio per scatenare la rabbia del padre –. Nella terza lunetta assistiamo al funerale, occasione in cui anche la sorella Emerenziana sarebbe stata infine lapidata.
A colpire la mia curiosità è inevitabilmente la figura del demonio – o suo emissario – che compare sopra il corpo dormiente dell’uomo per tentarlo a commettere l’omicidio.

Cappella di Sant'Agnese Firenze chiesa del Carmine Affreschi

Cappella di Sant'Agnese Firenze


Diavoletti fiorentini

Questa bestiola demoniaca fa parte di una “razza” di diavoletti fiorentini tardo-medievali che potremmo persino delineare nei suoi caratteri specifici.
Di piccola stazza, con gambe caprine, coducola e ali da pipistrello, presenta similitudini con alcune figure presenti in un dipinto apocalittico nella cappella di San Michele a Santa Croce; ma ci ricorda soprattutto quel curioso personaggio che compare, sempre fronteggiando san Michele in lotta col drago, in un affresco trecentesco visibile a San Jacopo in Campo Corbolini, chiesa giovannita ed ex-templare.
Una figura, quest’ultima, capace di suscitare l’interesse di alcuni ricercatori di “cose templari” che vi hanno rintracciato un rimando al famigerato bafometto e al misterioso demonietto presente nella Cacciata del Duca d’Atene dell’Orcagna (metà XIV sec.). Il collegamento è certamente infondato, come capita spesso nelle fantasie neotemplari (tendenzialmente prospettiche e decontestualizzanti), ma ci dà la cifra del fascino che possono provocare certe presenze, oggi come ieri.

Il demonio che concorre al martiro di Agnese ha però una posa originale e oltremodo curiosa. Il volto umanoide, barbuto come il Baphomet (o come il duca …), ha un’espressione depressa più che sadica e il modo in cui si appropinqua all’uomo ricorda quello di un felino in cerca di effusioni.
Il colore di questa figura è più scuro rispetto al resto del dipinto e ciò la fa risaltare in modo particolare; anche concettualmente, se non mi sbaglio, poiché il pigmento utilizzato è ricavato da ossa animali … 
La conservazione è tutto sommato assai buona, grazie all’altezza dove si trova il soggetto, che impediva d’inveirvi contro, come avveniva spesso nel caso di queste figure demoniche. 

Cappella di Sant'Agnese Firenze chiesa del Carmine Affreschi Diavolo


Promettendo di riprendere un giorno la questione dei “piccoli diavoletti fiorentini”, voglio ringraziare il signore del mercatino di beneficienza che mi ha raccontato la storia di Agnese, su cui ha ricercato recandosi persino a Roma, sulla Nonentana, alla basilica di Sant’Agnese e al vicino mausoleo di Costanza, figlia di Costantino, devota alle sorelle martiri. Un complesso di figure, simboli e valori di grande fascino, tutto d’approndire.
In quell’uomo, di cui non conosco il nome, ho ritrovato la passione dei ricercatori indipendenti di un tempo: figure per me amiche e familiari. 
Penso infine che se questa passione giungesse realmente alle istituzioni, e alla gestione dei luoghi storico-artistici, allora Firenze riuscirebbe a mantenere, fosse solo un pizzico di più, quell’anima che sta invece irrimediabilmente perdendo, riducendosi definitivamente a un patetico «turistodromo».

E via a fare un’altra prenotazione online, in barba alla romantica accidentalità delle fiorendipità d’Italia!

Lorenzo Pecchioni
Fiorendipità
ogni primo Marte-dì del mese


Note

1) https://opificiodellepietredure.cultura.gov.it/attivita/storie-di-santagnese-e-di-giuseppe-lebreo-inizio-xv-sec-oratorio-della-confraternita-di-santagnese-chiesa-di-santa-maria-del-carmine-firenze/

 2) Ibidem. Tra il 1999 e il 2002, l’Opificio delle Pietre Dure ha condotto un intervento conservativo: diagnostica (analisi dei materiali, composizione cromatica, stato dell’intonaco), consolidamento, pulitura, rimozione di scialbi, reintegrazioni estetiche leggere per reintegrare lacune.