Ho ordinato alla Carlo Lotti Winery, libreria-enoteca di San Casciano, due vini assolutamente etruscofili: Phylika e Velthune di Poggio Rosso (Val di Cornia). Obiettivo: regalarli a un etruscologo eccentrico e convincerlo a scrivere un altro libro per Press & Archeos.
Vedremo cosa ne verrà fuori, ma le premesse sono buone e parlo proprio dei vini suddetti, che sfruttano pienamente il riferimento etrusco raccontandosi attraverso i loro antichi nomi. Phylica, nome di una schiava che offrì fiori e frutta agli Dei (come risulta da un frammento ceramico populoniense), e Velthune, uno dei nomi della divinità etrusca per eccellenza, invero il romano Vertumnus.
Il Phylica, basato su Vermentino e vinificato in bianco, conferma la predisposizione dei vini etruscofili alla dimensione del consumo “leggero”. Assai piacevole all’olfatto è consigliato con carne bianca e come aperitivo.
Il Velthune resta coerente con quest’idea di giovinezza pur ponendosi in modo più complesso e autorevole. Dal colore rosso rubino intenso, risulta corposo, tannico, ricco in aromi: frutta matura ed erbe locali.
Meno pregnanti del solito e più minimaliste le immagini delle etichette, una scelta che può non entusiasmare ma che ben si adatta ai concetti gustativi emersi.
Stiamo parlando di vini che sfruttano a pieno non solo il riferimento archeologico, quanto lo spirito stesso di un ipotetico “umore” etrusco: una soavità originaria che coinvolse i Rasena (almeno per come li percepiamo oggi).
Interessante l’attività dell’azienda, Tenuta Poggio Rosso, in Val di Cornia, anche per quanto riguarda la promozione cultural-archeologica. Importanti le recensioni su questi vini pubblicate da A. Bedetti.
Riguardo al nuovo libro…possiamo immaginare, almeno in parte, quale sarà il soggetto.
LP