Gli Hittiti e le origini del vino

«…Mentre ricercavamo una traccia che legasse le terre dell’Anatolia agli Etruschi raggiungemmo, attraverso un paesaggio di clamorosa suggestione, la valle del Menderes. Qui visitammo le tombe a tumulo dai regolarissimi tamburi poste nei pressi delle bianche “cascate” di Pamukkale, le meraviglie di Hierapolis che paiono stupende matrici delle storiche tombe di Cerveteri o di Populonia e soprattutto di quella dei Flabelli a Poggio della Porcareccia.

Proseguendo lungo la valle del Menderes, lasciata alle spalle Denizli con le sue colture di oppio, raggiungemmo la piccola località di Dazkiri sulla strada per Isparta. Restammo subito affascinati dal paesaggio “abitato” da vigneti dal felice orientamento magnetico, nella loro grazia suprema proprio in quel periodo dell’anno.
Presso l’unico distributore della Mobil Oil, in una fresca e accogliente trattoria, gustammo un vino che avrebbe stupito il palato dei più grandi intenditori: un bianco che niente aveva da temere nei confronti dei nostri prodotti italiani…

Simile ad un “greco di tufo”…ma assai più inebriante, tanto da solleticare il palato….la bottiglia di vetro chiaro con una semplice etichetta, quasi illeggibile (Guzelhisar, la provenienza?) lasciava intravedere un liquido dal colore paglierino brillante tendente al dorato; poi alla bevuta del primo sorso un sapore rapido, di corpo armonioso, odori floreali (simili alla ginestra) e finale amarognolo….

dazkiriLa città di Dazkiri

Al nostro felice declamare venimmo “agganciati” dal taverniere che tenne a precisare come il vino, in assoluto, fosse nato lì in Turchia ai tempi degli Hittiti e che la stessa parola “vino” fosse stata scritta per la prima volta nei loro testi geroglifici. Così, a suo dire, sull’altipiano anatolico, nella piena fioritura della civiltà Hittita, iniziò la coltivazione della vite da vino.

Non sono molte le parole che possono vantare un’antichità e una fortuna pari a quelle conosciute per il termine che designa il liquido fermentato della vite.
Queste nacquero appunto nell’Anatolia centrale, dove la primordiale vitis silvestris si trasformò in vitis vinifera, forse per opera della selezione operata dagli Hittiti.
Dall’Asia Minore la radice della parola vino, attestata già nella metà del II millennio – in Hittita (wiyana), hittita geroglifico (wayana) e luvio (wini) -, sarebbe passata alle lingue semitiche della Mesopotamia dove ritroviamo l’etimo di origine anatolica nell’assiro uin.
Dagli Assiri agli Etruschi, come abbiamo visto, il passo è “breve” e ci conduce a uino e vinum.

Senza scomodare la Frigia o la Grecia (secondo molti furono i greci a portare la coltivazione in Italia), è probabile gli Etruschi avessero adottato la parola vino già prima di raggiungere le rive tosco-laziali quando parte di loro, stanziati originariamente in Anatolia e nelle isole del mare Egeo, iniziarono la coltivazione della vite portandola poi con sé nella nostra penisola…»

(E. Pecchioni,
Turchia, Ottobre 1972)

rita1234_cc30_1920px-Hattusa_Upper_City_Temple_District2Hattusa, resti di templi nella città alta (foto di Rita1234, CC3.0)