Siamo strumenti nelle mani della memoria. Intervista a Francesca Rachel Valle

A cura di Myriam Venezia

Rachel Francesca Valle nasce e cresce a Venezia. Fortemente legata alle sue origini, studia presso l’Accademia di belle Arte di Venezia e diventa guida turistica, lavora presso la Biennale d’Arte di Venezia e all’interno dei Musei Civici Veneziani.
Per amore si trasferisce a Firenze dove lavora prima operatrice didattica e guida museale all’interno della Sinagoga e del Museo Ebraico di Firenze e poi con lo stesso ruolo all’interno di Palazzo Strozzi, progettando e realizzando laboratori didattici per bambini e ragazzi per le mostre temporanee.

Oggi è un’affermata guida turistica divisa tra Firenze e Venezia.
Con Press&Archeos ha all’attivo ben tre pubblicazioni, due libri su Venezia: “Venezia, un’isola alchemica. Il volto magico della Serenissima” e “Venezia. Creature fantastiche e dove trovarle” e un saggio biografico su Eleonora da Toledo: “Io, Eleonora de Toledo. Donna moderna in casa Medici”.
Ha uno stile narrativo molto particolare, diverso da quello che è il panorama saggistico italiano, riesce a rendere interessante e particolare anche il più insignificante degli argomenti, ma scopriamo meglio cosa si cela dietro questi interessantissimi saggi.

Non sei Fiorentina di nascita ma vivi e lavori a Firenze. I due saggi su Venezia sono un modo di raccontarci la Tua Venezia?

Sì, sono nata e cresciuta a Venezia, precisamente nel Ghetto Ebraico, dove vive ancora la mia mamma. Vivo da vent’anni qui a Firenze perché mio marito Francesco Cosimo era un fiorentino doc, purtroppo è mancato qualche anno fa, sicché sono rimasta qui per nostra figlia e per prendermi cura dei suoi vecchi genitori. Sono una Guida Turistica Qualificata e Abilitata, svolgo la mia attività sia a Firenze che a Venezia. A volte, parafrasando il celebre romanzo di Calvino, mi pare di essere una “Guida dimezzata”, tuttavia, mi dà la possibilità di approfondire molti argomenti sulla storia comune delle due città!
Grazie all’editore Lorenzo Pecchioni, ho avuto l’occasione di scrivere un primo libro su Venezia, in realtà è stato frutto di una scommessa fra di noi! Così è iniziata l’avventura di “Venezia, un’isola alchemica. Il volto magico della serenissima”. Un testo che tratta argomenti poco noti quali l’alchimia e la qabbalah ebraica e che, paradossalmente, mancavano nel panorama letterario veneziano. Rispondendo seccamente alla tua domanda: sì, solamente ora mi sono sentita di raccontare una Venezia diversa, che mi appartiene per tradizione e vissuto. Mi fa sentire meno “Esule”.

Qual è stato l’approccio alle fonti nella stesura dei due saggi su Venezia? Sono saggi particolarmente interessanti che non ci raccontano la Venezia arcinota ma una città nascosta.

Dopo la morte di mio marito, è stato un momento molto difficile per me, ho cercato personalmente di superare il lutto studiando, sì mi sono immersa nella lettura di documenti nelle varie biblioteche e negli Archivi di Stato a Firenze e a Venezia, non avevo alcuna intenzione di pubblicare, ma semplicemente riempire il mio vuoto con notizie storiche, con una nuova consapevolezza proveniente dal passato. In questo modo ho trovato moltissimi documenti originali da fonti certe che mi sono stati, in seguito, utili per la composizione dei libri.
Questo approccio è stato a dir poco curioso: all’inizio ho voluto solamente ricercare per colmare un vuoto. Poi ho avuto l’occasione per scrivere i due libri dedicati a Venezia, a quel punto avevo già molto materiale a mia disposizione.

Venezia esoterica


Sono molti anni che studio la storia secondo una prospettiva diversa, cioè seguendo la Sophia degli antichi maestri. Ho pensato che fosse un peccato non condividere le mie ricerche con gli altri, così ho iniziato a scrivere testi che parlassero della dottrina ermetica, di neoplatonismo, di alchimia e, infine, di Qabbalah ebraica con un linguaggio accessibile. Sì, perché gli argomenti non sono certamente dei più facili da capire. Ho scelto un linguaggio comunicativo di stampo nordamericano, il cosiddetto “storytelling” per alleggerire il testo, così il lettore si sente più a suo agio. Usando questo tipo di stesura però non vengo meno all’autenticità delle fonti, rendo più semplice la lettura, del resto sono una studiosa ma non un’accademica! Con questo spirito sono nati i libri di “Venezia, un’isola alchemica” e “Venezia, creature fantastiche e dove trovarle”
Venezia e Firenze non sono Disneyland, sono città che meritano rispetto e una corretta attenzione per chi le visita. Per questa ragione ho pensato di raccontarne storie insolite, per riscoprire la storia nascosta fra le pieghe delle calli veneziane e delle vie fiorentine.

Eleonora De Toledo


Due libri su Venezia e un saggio molto interessante su Eleonora da Toledo, quanto è stato importante scoprire lati inediti di una donna rinascimentale, figlia del suo tempo ma anche donna forte che usciva da quegli schemi che ci vengono narrati?

E pensare che non stavo affatto ricercando su Eleonora de Toledo! La mia ricerca è iniziata studiando due figure molto interessanti del Cinquecento: Benvenida Abrabanel e Grazia Nasi (alias Gracia Miquez, alias Beatriz de Luna). Due donne ebree molto influenti nel panorama culturale del tempo. Queste due donne mi hanno fatto incrociare più e più volte la II Duchessa di Firenze, così per mia curiosità ho voluto approfondire la sua storia ed è stata un’epifania! Ho scoperto una donna straordinaria, indipendente e, per certi aspetti, rivoluzionaria.
Mi sono appassionata anche perché era una straniera poco amata in città. Nell’introduzione a “Io, Eleonora de Toleo, donna moderna in casa Medici” scrivo: “Il mio impegno sarà, dunque, quello di raccontare la genesi della sua grande conoscenza, la sua rara capacità di amare la famiglia e la nazione fiorentina, perché anch’io, come lei, sono una forestiera devota a Firenze”.
Perché scrivere una biografia su Eleonora? Perché non c’era! Perché fu un modello di modernità per tutte le donne del suo tempo, ancora oggi valido per il nostro mondo femminile. Perché le donne del passato, ahimè sono offuscate dai personaggi maschili e si conosce molto poco delle loro vite. Mi piace ricordare la loro importanza perché la memoria è la base della nostra esistenza. Un giorno ho ricevuto una mail di un noto professore israeliano che mi ringraziava per questo saggio poiché avevo messo in luce un aspetto poco conosciuto, ossia l’amore di Eleonora de Toledo per il mondo ebraico e la sua maestra Benvenida Abrabanel che chiama “Madre Mia” in un periodo storico complesso, dopo l’editto di Granada e la relativa espulsione degli ebrei dalla penisola iberica. Devo essere onesta, ciò mi ha reso fiera del mio lavoro!

Credo fermamente nella ricerca storica e nella sua divulgazione, noi siamo strumenti in mano della memoria.

(a cura di Myriam Venezia)