Botticelli, la Pittura Alchemica.

Nel maggio 2010 è trascorso, quasi in sordina, il cinquecentenario della morte di Sandro Filipepi detto Botticelli. In quell’occasione abbiamo pubblicato sul nostro blog un testo che ripercorreva, in sintesi, la vita e le opere del grande artista.

Da allora, per quel che ne sappiamo, l’apice dell’interesse nei confronti dell’argomento si è verificato il 15 ottobre, quando Gerry Scotti nel suo quiz su Canale5 ha posto una domanda relativa al sepolcreto di un artista rinascimentale. Avendo nel nostro testo descritta la tomba del Botticelli, il blog è stato sommerso da più di un centinaio di visite nell’arco di circa 5 minuti.
Ma la mattina del 17 maggio 2010 (anniversario del cinquecentenario) davanti all’effettiva tomba del Pittore non c’era anima viva. Ne’ si rammentano, in quella data, manifestazioni degne della fama del Botticelli. Ennesima conferma che la cultura, dalle nostre parti, serve anzitutto a “fare le parole crociate”.
Ulteriori osservazioni su questa Firenze, consegnata ai turisti, ai capi-scout ed ai loro “eventi”, non ci competono.

Tornando a noi, qualcuno potrebbe sostenere che lo scarso interesse nei confronti della vita del Filipepi lo ha “preservato” da quell’accanimento mediatico-mistericistico che, in nemmeno una decade, ha devastato l’immagine d’importanti artisti e personaggi storici come Leonardo Da Vinci e altri. Eppure, paradossalmente, è proprio nella vita di Botticelli che uno sguardo attento al “misterico” può trovare elementi di stimolo e curiosità.
Ovviamente questo avvicinamento deve verificarsi con moderatezza e, noi per primi, ne siamo “perennemente agli esordi”.

(la Natività)


Botticelli e la Pittura Alchemica

Considerazioni preliminari

Le strutture filosofiche che determinano la ricerca artistica di Botticelli si sono evolute anno per anno, opera per opera e non è semplice definirne i caratteri. Senz’altro i rapporti tra storia e natura, tra idea e materia, tra divinità e umanità sono stati per Botticelli oggetto di discussione costante; ma a questa discussione si sono offerte soluzioni diverse e progressive, d’ispirazione neoplatonica, umanistica, cristiano-cattolica o talvolta potenzialmente eretica.

Qualcuno ha voluto rivedere in Botticelli il “seguace del Savonarola” per eccellenza; altri  il paradigma del platonismo; altri ancora un alchemismo radicato e quasi esoterico; probabilmente, queste chiavi di lettura corrispondono a momenti filosofici che l’artista ha attraversato mantenendo nitide le premesse della sua ricerca personale. Botticelli, anzitutto, fu il pittore della grazia e dell’eleganza intellettuale; della ricerca di equilibrio formale e, da un punto di vista filosofico, della più fertile tensione di opposti quale mondo dello spirito e mondo dell’anima, regno del Padre Celeste e dominii della Madre Terra. Questo dinamismo simbolico, che può condurre lo spettatore dalla semplice percezione della grazia formale alla appercezione delle componenti filosofiche ed iniziatiche, è forse l’essenza stessa dell’arte rinascimentale e della sua possibile rilevanza attuale.

Negli ultimi anni, allineandosi ad una tendenza che reinterpreta i fatti storici in base a “misteri” e “segreti”, si sono sviluppate le ipotesi di un velato simbolismo esoterico che accomunerebbe gran parte delle opere di Botticelli. Così, in alcuni casi si è parlato di “pittura alchemica” e di Botticelli come di una sorta di esoterista.
Per quanto tale prospettiva sia quasi certamente praticabile, essa ci espone al contempo ad una serie di fraintendimenti. La proliferazione di un immaginario vago e “misterioso” rischierebbe di gettare nel “caos primordiale” dei simbolismi alchemici la “luminosa ricerca estetica” di Botticelli.

La contraddizione tra luce ed ombra che caratterizzerebbe l’opera dell’artista, può forse essere chiarita partendo dalla comprensione del concetto stesso di alchimia così come poteva essere inteso in modo particolare nel Rinascimento.
Da un punto di vista filosofico, il pensiero alchemico è qualcosa che unifica nelle stesse strutture di senso la materia dell’Opera e lo spirito del ricercatore, così che il modo di agire su entrambi si riveli analogo e dominato dagli stessi simbolismi. In tal senso non sono rari i casi di pittori che, essendo di per sé esperti chimici (si pensi soltanto alla preparazione dei colori per l’affresco) sono stati avvicinati a quella che potremmo definire “alchimia operativa”, cioè la ricerca della  “sostanza pura” attraverso il lavoro sperimentale. Ma Botticelli, fino a prova contraria, non sembra poter essere riconducibile a tale operatività.

L’Alchimia di Botticelli, qualora sia delineabile, sembra rispondere ad un fattore puramente filosofico e consisterebbe dunque in un lavoro sullo spirito, sulla percezione, sull’idea di materia: non sulla materia in sé. Quindi, se parlare di alchimia ci può aiutare a creare una fantasia di riferimento (e, perchè no, una fertile curiosità), subito dopo la questione dovrà essere riportata alle dimensioni della filosofia ermetico-neoplatonica.

Veniamo così a constatare che, ciò che vi è di oggettivamente alchemistico nella filosofia rinascimentale, è fortemente legato alla scoperta ed alla traduzione di antichi testi come il Corpus Hermeticum. Nei racconti ermetici figure quali Hermes, Toth, Pimandro, attraverso una serie d’insegnamenti teorici e pratici, delineano l’idea di alchimia filosoficamente intesa. Le traduzioni di essi, operate da Marsilio Ficino e riportate alla dimensione neoplatonica, suscitarono grande interesse. Ancora oggi la lettura dei dialoghi del Pimandro può generare nello spettatore improvvise e stimolanti prese di coscienza.

Se decidessimo di produrre un documentario sul Botticelli, potremmo cominciare  la narrazione proprio dalla riscoperta del Corpus Hermeticum che Cosimo de’ Medici riuscì ad avere a Firenze nel 1438.

Articolo Il Cinquecentenario della morte di Botticelli

Documentario L’Alchimia a Firenze