Alberto da Montalceto, Guglielmo di Malavalle e i padri spirituali di Galgano di Chiusdino


Nel XII secolo, la Toscana fu caratterizzata dalla presenza di importanti Eremiti. Molti di essi, spesso d’origine laica, furono capaci di sviluppare percorsi originali e indipendenti dai canoni degli Ordini Monastici.

Guglielmo di Malavalle, Alberto da Montalceto, Ranieri da Pisa, Alberto di Corsica, sono solo alcuni di questi eremiti le cui vite furono sospese tra ascetismo e pellegrinaggio, tra Patria e Universo.


I medievisti italiani del nostro tempo, ripensando agli eventi toscani del XII secolo, non potranno non ricordare, tra le primissime cose, l’esperienza di Galgano di Chiusdino e della sua Spada nella Roccia. Ma in realtà, la vicenda eremitica di Galgano sembra esser poca cosa se confrontata alle vere e proprie epopee di personaggi quali Guglielmo ed altri, che in quei tempi furono senz’altro più famosi.

Certo, le gesta di Messer Galgano, in ambito locale, determinarono alla lunga un notevole sovvertimento politico ed ecclesiastico. Ed i simbolismi della sua Legenda continuano a stimolarci. Ma quale è stato, da un punto di vista storico-religioso, il messaggio di Galgano? Che cosa spicca, in sostanza, nella sua vicenda eremitica e storica? Al di la’ della Spada, e dei mitologemi che attraversarono quasi inconsciamente la sua vicenda, che cosa può sorprenderci della sua personalità?

Per dare un senso a queste domande e offrire risposte interessanti, dovremmo dedicarci alla formulazione di ipotesi, poiché le fonti storiche non soddisfano la nostra curiosità sui primi trent’anni anni di vita di Galgano, e appaiono per certi versi incomplete riguardo alla sua fase eremitica.
Così, possiamo solo immaginare le avventure del giovane Cavaliere; gli amori, la guerra, se non addirittura la partecipazione alle Crociate, il pellegrinaggio in Terra Santa o sul Gargano pugliese.
Ma questo genere d’ipotesi, fondate su intuizioni, fantasia, e riferimenti letterari di vario genere, non è apprezzato da molti rispettabili esperti del “fenomeno Galgano”, i quali preferiscono fermarsi, comprensibilmente, al rigore delle fonti e dei documenti. E confermare, di conseguenza, la dimensione locale (anche dal punto di vista dei pellegrinaggi) della vicenda di Galgano.
Dunque, volendo chiuder la porta alla fantasia, direi che su Galgano non ci resta altro che…passar oltre. E dedicarci a quelli che furono i grandi protagonisti dell’eremitismo e del “monachesimo universale” del periodo.
In attesa che qualcuno, forse, riesca a stupirci con la scoperta di nuovi caleffi o ipotetici sorprendenti documenti – probabilmente divorati dai topi, già da qualche secolo -.

Quando Galgano era un bambino, o più probabilmente non era manco nato, nei pressi di Asciano (SI) moriva Alberto da Montalceto, dopo una vita di avventure e di devozione.
Alberto di Montalceto è colui di cui è giusto parlare oggi, da questo blog; poiché la sua memoria, almeno su web, è molto limitata.
Prima di darsi all’eremitismo, questo interessante personaggio si recò in pellegrinaggio a Roma, al Santurario di San Michele sul Gargano, alla tomba di San Giacomo, e in Terra Santa. Inoltre, in un secondo momento, come testimonia una Vita scritta nel XIV secolo, Alberto si unì a Guglielmo di Malavalle. Ciò avvenne dopo una breve esperienza in ambito camaldolense.


La spiritualità di Guglielmo d’Acquitania (o di Malavalle), che in vita, ricordiamolo, non ebbe nessuna intenzione di creare un Ordine, si fonda sulla ricerca costante del perfezionamento del proprio rapporto con Dio.
Questa perfezione è ricercata con la penitenza e con alcune pratiche incentrate principalmente sulla preghiera, sul digiuno e sull’isolamento; così tanto isolamento che, il grande problema dei suoi seguaci, fu l’organizzazione ecclesiastica di un ente socialmente esperibile. Infatti, paradossalmente, esso avrebbe dovuto fondarsi su esperienze personali, radicali, penitenziali e isolazioniste.
Guglielmo, rifugiatosi negli ultimi anni della sua vita nella Stalla di tale Rhodi, in un angusto anfratto boscoso nei pressi di Castiglion della Pescaia (GR), accettò la compagnia di un seguace solo negli ultimi giorni della sua vita. Dai racconti di quest’ultimo, sarebbe nata in seguito la Regola Guglielmita.

Ma Alberto da Montalceto, che abbracciò per un periodo i dettami dei guglielmiti, decise infine di riprendere un cammino personale. Ed è in questo che l’eremita ascianese ci colpisce: per la sua ricerca di un percorso originale; per una ricerca spirituale che è anzitutto perfezionamento di un metodo, al di fuori degli schemi convenzionali degli ordini.
Qualcosa del genere, molto probabilmente, fu perseguito anche Galgano di Chiusdino, se ben non ci siano rimaste notizie sulla sua filosofia e sulla sua comunità primigenia.
A pensarci, questi eremiti furono i veri “esistenzialisti” del tempo: figure incredibilmente coraggiose e romantiche; cittadini del mondo, devoti in Dio quando Iddio stesso era simbolismo assoluto: inizio e fine di ogni argomentazione possibile.
In questo, essi sono figure incredibilmente attuali ed eroiche. Quasi “cinematografiche”.


Infine, per il raffinamento del proprio metodo Alberto preferisce “tornare a casa”, accasandosi in un poggio contiguo al Castello di Montalceto, suo borgo natale, posto nei pressi di Asciano. Anche questo fatto è degno d’interesse: dopo viaggi ed esperienze di ricerca di vario genere, l’eremita sente la necessità di “chiudere il cerchio”. Nei pressi di Montalceto, di cui è ancor oggi visibile un’imponente torre spiccante tra la vegetazione, Alberto consuma la sua penitenza per più di vent’anni.
In quest’ultima fase, oltre a costruire un eremo, opera alcuni miracoli e costituisce una comunità.
La sua fama, con tutta probabilità, giunge alla stessa Chiusdino, dove Galgano sarà presto protagonista (nel bene e nel male).
I borghi di Chiusdino e Asciano non sono lontanissimi tra loro. E si sa che, a Montalceto, giungevano fedeli anche dopo la morte di Alberto (1151) che, nel frattempo, era stato dichiarato Santo per l’Ordine Camaldolese.

A logica, per comprendere l’esperienza religiosa di Galgano, sembra che il punto di riferimento più prossimo, il modello spirituale più contiguo, non possa esser altro che Alberto.
Non a caso, prima d’esser stroncato dalla malattia e prima d’aver visto la sua Spada spezzata, lo stesso Galgano si sentirà in dovere di affrontare il pellegrinaggio partendo per Roma. Prima i pellegrinaggi, poi l’eremitismo: lo schema è sempre lo stesso. Galgano lo aveva bypassato ma si sa, la sua conversione era stata particolarmente sofferta e poderosa.


La Cappella di Sant’Alberto a Montalceto, è stata restaurata in tempi recenti. Essa è raggiungibile con una bella passeggiata attraverso i sentieri della zona. Si può ascendere dalla Fattoria di Montalceto, posta in prossimità del colle; oppure, si può aggirare il monte e imboccare un sentiero boschivo che, costeggiando filari secolari e un affascinante querceto, giunge prima nei pressi della torre e poi alla Cappella.
In essa sono riconoscibili metodi costruttivi già noti che, al solito, ci piacerebbe analizzare in modo dettagliato in un documentario video; se mai riusciremo a dedicarne uno, fosse solo in parte, a questa figura storica.

Montalceto è circondato da elementi di grande interesse storico.
Nella vicina Asciano, una cappella gerosolimitana ed una bellissima chiesa romanica tradiscono la presenza di Ordini Cavallereschi, e alcuni simbolismi conferiscono un sapore gnosticistico alle architetture. L’intera zona, inoltre, è caratterizzata da sepolture etrusche.
Questi dati, così come altri di cui vorremmo parlare in seguito, permettono di tracciare una serie di analogie e chiamare in causa le esperienze di personaggi, storici e leggendari, che continuano ad affascinarci incredibilmente.

tratto da Guntram.splinder.com

tra le fonti:
http://web.tiscali.it/ghirardacci/elmgugli/elmgugli.htm
http://www.cretesenesi.com/asciano/localita/montalceto-p-1_vis_1_48.html