Il Cammino dell’Angelo. Due giorni di trekking in Chianti
Il crinale dei monti del Chianti è attraversato da un intreccio di antichi sentieri, un tempo protetti da cavalieri e ordini monastici, da angeli e antiche divinità.
L’Associazione Chianti Storico si propone di valorizzare questi aspetti con un evento di trekking: due giorni di cammino in un affascinante “anello di San Michele” attorno al cuore del territorio.
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Il Cammino dell’Angelo, 20-21 maggio 2017
La viabilità. Le ricerche condotte da storici e archeologi hanno evidenziato una rete di strade, spesso di origine etrusca o tardo-antica, che legavano il centro del Chianti al Valdarno incrociandosi con la viabilità Nord-Sud, cioè con il sentiero del crinale del Chianti (d’origine etrusca), la Cassia Adrianea ed altri tracciati. Gli itinerari sono marcati da una sequenza di abbazie, castelli, eremi, rifugi. La continuità della pastorizia, i culti delle acque, il passaggio dei pellegrini e la costante presenza di riferimenti angelici sono gli aspetti più evidenti di questo contesto.
Il Chianti etrusco. Sulla catena dei Monti del Chianti esistevano piccoli e grandi insediamenti etruschi, da Monterantoli a Poggio Convento, da Poggio la Croce a Cetamura, ai numerosi ritrovamenti nel comune di Gaiole. Sono venuti alla luce strumenti per la lavorazione della lana e altre testimonianze legate alla pastorizia, nonché conferme di una devozione per Hercle, l’Ercole degli Etruschi a cui erano devoti i popoli legati alla transumanza.
In epoca arcaica la strada dei monti del Chianti risulta la principale direttrice tra Fiesole, Chiusi e Volterra. Un itinerario d’assoluta importanza che collegava gli Etruschi del Nord ai santuari dell’Etruria centrale e quindi alle festività del Fanum Voltumnae, nei pressi di Orvieto, che richiedevano la presenza dei principali regnanti d’Etruria.
Il Chianti di san Michele. Nell’Alto Medioevo compaiono una moltitudine di titolazioni all’Arcangelo Michele, prima eremi o oratori affiancati alle curtis, in seguito importanti Abbazie (Passignano, Montemuro). San Michele si confonde con la figura del Salvatore e con lo stesso Dio cristiano, favorendo l’integrazione delle tradizioni ariano-longobarde e delle divinità venerate dai pastori: il Toro è uno dei suoi principali simboli.
L’Arcangelo, colui che «è come Dio» (Mi Ka El), viene evocato per la protezione delle sorgenti, per i riti di incubatio e per le abluzioni curative. Attorno alla sua figura s’incontrano i diversi ceti e strati sociali: i nobili (milites) per le loro iniziazioni, i popolani ed i pastori per i loro riti propiziatori, i monaci per la loro ricerca di superamento del materialismo terrestre (e del maligno in generale).
Gli stessi evangelizzatori del Chianti, Sant’Eufrosino e Sant’Ansano, sembrano agire secondo una visione micaelica, incentrata sulle sorgenti sacre e su luoghi che furono, in precedenza, dedicati all’Arcangelo.
L’Abbazia perduta. Così, sull’attuale Monte San Michele nacque intorno al Mille un’importante abbazia camaldolese, detta Badia Vecchia, che doveva avere proporzioni notevoli comprendendo una chiesa di quota (ridotta poi ad eremo in seguito alle devastazioni guerresche) e un centro ecclesiastico sul crocevia di Montemuro (l’attuale Badiaccia). I documenti testimoniano una tradizione di devozione a San Michele riconosciuta come «antica» già all’inizio del XIV secolo.
Ma San Michele compare in modo notevole sull’intera catena montuosa, da Rugliana a Dudda, da Montemaione a Monteluco, e in particolare lungo il drammatico confine politico tra Firenze e Siena, dove si contano varie titolazioni, generalmente nei pressi dei fortilizi, allineate peraltro nella direzione dell’imbocco della Francigena.
I Pellegrinaggi e il sogno della Gerusalemme. La strada dei monti, già ricca di accenni ad una sacralità originaria, diviene un importante imbocco per i viaggiatori diretti al Sud, tanto a Roma quanto al santuario micaelico del Gargano. A testimoniarlo sono la ritmata continuità degli insediamenti e dei ricoveri, la quantità delle titolazioni (non solo San Michele ma anche San Jacopo e San Cristoforo) e una buona presenza di immagini sacre databili dal XII secolo al Novecento.
In alcuni casi si cerca ancora un riferimento ideale alla Terra Santa e quindi una coincidenza spirituale tra l’eremo e il Deserto dei Padri. Questo avviene probabilmente a San Michele di Montemaione, similarmente ad altre località della Toscana centrale (S. Gersolé, S. Giovanni in Jerusalem, S.Vivaldo, Santo Sepolcro di Bellosguardo); segno di un pellegrinaggio “interiore” legato alla preghiera, un percorso spirituale che questi monti, con i loro sentieri, permettono ancora di intuire.
…Fino ad un epoca recente. I culti e le processioni legate agli angeli e ai santi protettori delle campagne non è venuta meno fino ad epoca contemporanea, quando la principale vetta della catena del Chianti è definita a chiare lettere Monte San Michele e la sua antica cappella (luogo dell’importante Abbazia camaldolese ormai scomparsa) è visitata nelle feste primaverili da una moltitudine di uomini e animali: popolani, religiosi, confratelli, pastori con le loro greggi da benedire.
E ancora oggi, perdendosi nei sentieri dell’Alto Chianti, può capitare di incrociare tabernacoli o antiche cappelle stradali che sembrano evocare l’antico mondo del Chianti, ricordando ai più accorti quanto ancora sia da scoprire e illustrare al visitatore…
PRIMO GIORNO – KM 28
Da San Michele de’ Monti a Gaiole in Chianti
Partenza da San Michele de’ Monti alle ore 9,00. Passato il primo lungo tratto di discesa di circa 8 chilometri dal Monte al fondo valle della Pesa, il percorso si fa più impegnativo.
Lungo questo primo tratto incontriamo prima la Residenza d’Epoca di Castelvecchi con la sua cappella dedicata all’Arcangelo, poi la pieve romanica di Santa Maria Novella. Dal fondo della valle risaliamo ai 530 metri s.l.m. di Radda in Chianti che attraversiamo seguendo un breve tratto asfaltato della S.R.429.
Attraverso vari saliscendi andiamo a toccare i luoghi simbolo del cammino con un alternarsi continuo di strade di bosco, mulattiere, vigneti e strade bianche.
Il paesaggio, dopo il primo tratto di bosco, è quello caratteristico chiantigiano: antichi borghi medioevali, case coloniche, pievi medioevali e castelli che si alternano al verde dei vigneti.
Nei 15 chilometri che separano Radda da Gaiole in Chianti, si trovano le discese su due vallate e le relative risalite (che totalizzano 8 chilometri complessivi).
Scendendo da Radda dopo poco più di 2 chilometri troviamo l’oratorio ormai in stato di abbandono di San Michele alla Sala e poco dopo, all’inizio della nuova salita, la splendida Pieve di San Giusto in Salcio. Raggiunti i 500 metri di quota inizia una serie di sali-scendi al centro dei quali si trova la bellissima cappella stradale quattrocentesca, affrescata, dei Pianigiani, anch’essa intitolata a San Michele Arcangelo.
Scendiamo ancora fino ai 421 metri del borgo di Lecchi in Chianti e da qui affrontiamo la salita lunga circa 300 metri che ci porta all’affascinante rocca di Monteluco a Lecchi, baluardo della Repubblica fiorentina durante le guerre contro Siena, al cui interno si trovava la vecchia chiesa di San Michele, il cui profilo è ancora visibile tra le facciate delle case addossate ai muri di fortificazione.
Gli ultimi sei chilometri che separano il paese di Lecchi da Gaiole possono essere evitati usufruendo di un servizio navetta.
Per chi vuol continuare a piedi fino a Gaiole, scendiamo attraverso un tratto di lastricato medioevale all’antico Mulinaccio (oggi residenza turistica) e, proseguendo tra i caratteristici saliscendi chiantigiani incontriamo, dopo l’attraversamento della Provinciale 408, i ruderi dell’antichissima Pieve di San Piero in Aveneno e la Pieve di Santa Maria a Spaltenna, prima di scendere aGaiole in Chianti luogo nel quale ,in località Camporata, si trovava la Chiesa di San Michele, anch’essa riconoscibile tra le mura di quello che poi è diventato un mulino meioevale.
SECONDO GIORNO – KM 17
Da Gaiole in Chianti a San Michele de’ Monti
Percorso impegnativo, prevalentemente di salita su strade bianche e mulattiere che dai 360 metri di Gaiole in Chianti riportano ai quasi 900 del Monte San Michele.
Man mano che si sale si abbandona il paesaggio classico per immergerci nel verde dei boschi di alto fusto della splendida abbazia vallombrosana di Badia a Coltibuono. Ricominciamo la salita seguendo il crinale dei monti del Chianti, abbandonato solo parzialmente per scendere ai ruderi di San Michele a Monte Maione. L’abbandono del crinale è giustificato dal desiderio di visitare il luogo più carico di mistero del percorso. Quello che apparentemente sembra un rudere di una colonica, come tante ce ne sono nel Chianti, offre tracce ben riconoscibili del suo passato di sede eremitica dove nel 1235 iniziò l’avventura dell’ordine dei cosiddetti Girolamini.
Da qui ricominciamo l’ascesa verso Monte San Michele, circa nove chilometri cinque dei quali percorsi sull’asfalto della S.P.72, strada di crinale dello spartiacque Chianti/Valdarno scarsamente trafficata ma percorrendo la quale si ricorda d’osservare le regole del camminatore (tenere la sinistra della carreggiata e procedere in fila indiana).
L’ultimo tratto di sentiero di bosco ci riporterà alla chiesetta di San Michele de’Monti.
Il cammino sul sentiero dell’Angelo è terminato.
Partners:
La Storica
EvOrArt
Gruppo escursionisti Berardenga
Comunità Toscana Il Pellegrino
Press & Archeos
Collaboratori:
Associazione “La Racchetta”-Gaiole in Chianti
A.S.D.Chiantigiana
Circolo ACLI “Don Osvaldo Milani”-Lecchi in Chianti
Confraternita di Misericordia di Gaiole in Chianti Onlus
Gallo Nero Volley
Gruppo Archeologico Salingolpe
Parrocchie del Vicariato del Chianti Senese e Fiorentino.
Pro Loco di Gaiole in Chianti
Pro Loco di Radda in Chianti
Società Filarmonica “F.Vannetti”-Gaiole in Chianti
per info e prenotazioni
fondazione@chiantistorico.toscana.it
tel. 331 1180090
su facebook: evento Il Cammino dell’Angelo
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