Divina Commedia: il Manoscritto perduto

Il sogno segreto di molti dantisti è ritrovare il manoscritto della Divina Commedia. Ma esiste ancora? Molti sono convinti di si.

L’ipotesi è basata su un ragionamento chiaro e semplice: pur non essendo giunto a noi nessun testo autografo di Dante, è statisticamente impossibile che tutte le migliaia di pagine scritte dal Poeta siano andate distrutte. E tutto ciò molto rapidamente, poiché appena un secolo e mezzo dalla morte dell’Alighieri (1321), la prima edizione della Commedia, realizzata a Foligno nel 1472, avvenne attraverso delle copie manoscritte.

Giovanni Boccaccio ci racconta che persino Dante nascose un manoscritto, il quale rischiò così di andare smarrito. I figli Jacopo e Pietro Alighieri, alla morte del padre, scoprirono con raccapriccio che mancavano 13 canti finali del Paradiso. Eppure erano sicuri che Dante li avesse scritti. I due cercarono a lungo, senza successo, finchè Dante apparve in sogno a Jacopo che gli indicò il nascondiglio nel muro della casa di Ravenna, dove era morto.
Ai tempi di Dante i manoscritti originali dovevano essere due, perché è noto  che il poeta man mano che scriveva faceva una seconda copia, specialmente dei canti del Purgatorio e del Paradiso per Cangrande della Scala, signore di Verona, suo protettore nell’esilio.

Dove potrebbero essere gli originali? Forse a Verona, occultati insieme ad altre pergamene in qualche archivio statale o parrocchiale; oppure, potrebbero essere in qualche nascondiglio a Gargagnano di Valpolicella, nella  casa acquistata da Pietro Alighieri nel 1352 e da allora abitata ininterrottamente dai discendenti.
Altro luogo possibile è l’Abbazia di Pomposa sulla via Romea, perchè il Poeta vi fece diverse soste durante le sue missioni diplomatiche da Ravenna a Verona e dove lo “scriptorium”  di quei monaci fu una delle prime copisterie a produrre trascrizioni della Commedia.
Terzo luogo indiziato è la Biblioteca Vaticana: il manoscritto potrebbe essere stato regalato a Papa Giovanni XXII (Giacomo Duèse, Papa 1316-1334) o a uno dei suoi successori, dalla figlia suora di Dante, Antonia. Ma in questo caso il manoscritto potrebbe celarsi addirittura ad Avignone in quanto in quel periodo i pontefici non risiedevano a Roma ma in Francia!

Questi ed altri argomenti danteschi sono stati apprfonditi dagli autori in un recente libro, riprendendo le ricerche documentaristiche precedenti e ricostruendo la questione della “casa di Dante”.

E chissà che un manoscritto non sia stato conservato pure nei muri di qualche casa fiorentina…

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